La tassa di stazionamento scatterà il 1° maggio 2012, e gli yacht italiani, si stima almeno 10 mila, si preparano alla grande fuga alla ricerca di un “riparo fiscale” lungo la costa Adriatica orientale, dall’Istria al Quarnero sino alla Dalmazia. Le associazioni delle nautica l’avevano contestata sin da subito, ottenendo come risultato il riconoscimento della vetustà dell’imbarcazione, ma nulla di più.
La bella stagione inizia a farsi sentire e la voglia di mare pure, tuttavia l’entrata in vigore della tassa di stazionamento preoccupa non poco i proprietari delle barche, e ancor più i possessori di yacht oltre 64 metri, che dovranno sborsare la bellezza di 703 euro al giorno per ormeggiare in un qualunque porto italiano.
I dati non sono molto confortanti, le prenotazioni di posti barca, infatti, in molti porti, sono diminuite anche del 50%, con la Croazia e la Corsica a portata di mano, non c’era che d’aspettarselo. Il problema, chiaramente, non tocca solo i porti, che vedranno il loro fatturato ridimensionarsi notevolmente, ma l’intero sistema economico. Se non ci sono le barche, anche la manutenzione e i cantieri si bloccano, senza contare il rischio di collasso da parte di tutto l’indotto.
E come nel gioco del domino, le conseguenze si riverseranno anche su ristoranti, bar, negozi, e tutte le attività che gravitano intorno al turismo nautico. Sino ad oggi, la direzione della società Aci-Adriatic Club International, che gestisce la maggior parte dei marina croati, ha ricevuto poco meno di 500 domande ma il numero è destinato a salire con l’avvicinamento del fatidico 1° maggio.
L’unica cosa che potrebbe salvare il turismo nautico italiano, almeno in parte, è che sino ad oggi la Croazia non dispone ancora di moltissimi posti barca, e soprattutto per i superyacht non esistono struttre apposite, tuttavia se la strategia di sviluppo del turismo nazionale varata nel 2008 trovasse applicazione concreta, entro pochi anni potrebbero essere disponibili 10 mila ormeggi.