Puma Ocean Racing disalbera a 2100 miglia da Città del Capo durante la notte. Dopo quello di Abu Dhabi, è il secondo albero dei Volvo 70 ad essersi spezzato. E le condizioni del vento non erano certo proibitive: 22-23 nodi al lasco con onde di 3 metri. La differenza con l’albero di Abu Dhabi è che quest’ultimo si è rotto con 30 nodi di bolina e onda sì di 3 metri, ma contraria. Se non vuoi perdere gli articoli della serie “Volvo Ocean Race 2011/2012” abbonati ai feed RSS.
Si sa che la Volvo Ocean Race è una regata piuttosto dura. Ma è davvero sorprendente che due alberi si siano spezzati con condizioni meteo non particolarmente dure e difficoltose. A maggior ragione sorprende la rottura di quello di Puma che, come ho detto prima, non aveva onda contraria e il vento non superava i 25 nodi.
Tra l’altro le condizioni veramente “dure” sul piano meteorologico si dovranno verificare nei prossimi giorni. Che cosa succederà allora ai tre team rimasti ancora in gara? Dovranno cercare di non spingere al massimo la barca e, quindi, di essere più prudenti.
In ogni caso è un vero peccato che Puma abbia disalberato dopo il brillante duello durato più di una settimana con Team Telefonica, che ora si trova in testa seguito da Camper a 94 miglia nautiche di distanza. Non meritava questa sfortuna e il conseguente ritiro dalla prima tappa della Volvo Ocean Race.
Inoltre non poteva disalberare in un luogo peggiore: a 2100 miglia di ditanza da Città del Capo, con la costa sudamericana a 1500 miglia e un’unica isola, Tristan da Cunha, nota per essere la più isolata del pianeta a 600 miglia di distanza. Lo sconforto e la delusione a bordo non possono che essere notevoli.
Il team di Puma Ocean Racing ora sta procedendo verso Tristan da Cunha con un armo di fortuna. Hanno tempi molto ristretti poichè la distanza che li separa da Città del Capo è ancora tanta e devono rientrare in tempo per armare un nuovo albero, testarlo e prepararsi sia per la inshore race (10 dicembre) sia per la partenza della seconda tappa prevista per l’11 dicembre.
