Tecniche per costruire i Megayacht

SWAN 4

Molti mi chiedono come sia possibile costruire una barca con scafo di oltre cento piedi in vetroresina o in materiale composito in un pezzo unico. La risposta è semplice: tecnologia raggiunta in materia di stampi e nuovi materiali.

Per poter realizzare i megayacht, senza particolari problemi, esistono fondamentalmente due tecniche: quella basata sullo stampo tradizionale e quella che sfrutta materiali all’avanguardia

Se si osservano  i piani di laminazione dell’imbarcazione, si capisce che gli yacht di tipo tradizionale sono generalmente monolitici o in sandwich di balsa o schiuma PVC. La resina utilizzata è vinilestere con fibre di MAT accoppiato a tessuti o biassiali in vetro o ibridi di vetro- kevlar. I progetti d’avanguardia sono più complessi. In questo caso lo scafo è stratificato con la tecnica del sandwich con anime che possono variare dalla schiuma di SAN al nido d’ape, preferibilmente di nomex.

La matrice del composito è quasi sempre a base di resina epossidica che ha migliori caratteristiche della vinilestere e consente quindi di realizzare strutture con maggiore resistenza dinamica. Le fibre impiegate sono quelle che hanno il maggior modulo elastico, come il carbonio che è più affidabile e facilmente lavorabile. 

Per la laminazione dello stratificato, generalmentge, si usa o  l’impregnazione manuale dei tessuti oppure l’uso del preimpregnato. Nel primo caso è l’operatore che bagna le fibre con la resina liquida, mentre la catalizzazione  avviene in ambiente controllato o con l’uso del sacco a vuoto. Nel secondo caso le fibre vengono acquistate dal cantiere già impregnate di resina epossidica, vengono posizionate sullo stampo e successivamente compattate con il sacco a vuoto durante la fase di catalisi in forno. Con questa tecnica si ottiene certamente un risultato migliore, però si deve possedere un forno di dimensioni tali da poter garantire la cottura uniforme alla temperatura di 80 grandi centigradi.

I cantieri produttori di megayacht in vetroresina oggi adottano quasi tutti le tecniche costruttive più moderne, avendo investito molti capitali nella realizzazione di strutture idonee ed all’avanguardia. Dal lato economico, facendo un’attenta analisi dei costi del solo materiale, si può capire che uno yacht costruito in sandwich di nomex e resina epossidica, è certamente più caro di uno yacht di pari lunghezza, ma costruito con anima in schiuma e resina vinilestere.

Se entrambi sono costruiti con tecnica a impregnazione manuale si ha un rapporto di costi di circa 5 a 1, che aumenta ancora se si utilizza il preimpregnato. Tuttavia,le stesse, trovano una perequazione dei costi nella costruzione, tramite infusione con l’utilizzo di fibre di carbonio. In questo caso si media tra l’alta affidabilità e facilità di lavorazione della tecnica di infusione con vinilestere e le alte qualità meccaniche del carbonio. Il prodotto finale è più pesante rispetto al preimpregnato, ma ha un costo minore.

Concludo questa analisi sulle metodologie di costruzione dei megayacht sottolineando che, mentre per le grandi imbarcazioni a vela s’ impiegano abbondantemente le nuove tecnologie ed i nuovi prodotti presenti sul mercato, tanto che alle volte in uno stesso scafo si possono trovare più d’una delle innovazioni qui sopra descritte, nei cantieri che producono barche a motore, per la maggior parte, non si fanno sforzi verso l’innovazione e l’uso di materiali attuali, restando “ancorati” a tecnologie vecchie di almeno trenta anni.

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