Per cominciare a dare uno sguardo al panorama delle imbarcazioni diciamo “fatte in casa”, analizziamo i vari metodi di costruzione degli scafi partendo forse dal più famoso, ovvero più semplice cuci e incolla, sviluppato negli ultimi anni e molto adottato dai costruttori in erba a causa della sua semplicità realizzativa.
Con questo metodo, utilizzato in Inghilterra per la prima volta, si riescono a realizzare scafi fino a una ventina di piedi, con ottime caratteristiche di leggerezza e solidità. Il metodo è davvero semplice, e consiste almeno concettualmente nell’incollare i vari pezzi che compongono lo scafo pre-cucendoli con un filo di rame e incollandoli quindi con la resina epossidica.
Dal concetto alla pratica il passaggio è quasi immediato, a meno di qualche accorgimento che magari non può essere di immediatissima conprensione, ma procediamo con ordine. Innanzitutto il metodo prevede il taglio dei pezzi di cui si comporrà lo scafo secondo i piani di costruzione. Il taglio potrà avvenire con seghetto alternativo nel garage di casa o poggiati sul muretto del proprio viale per scafi di piccole derive, ma meglio se presso un falegnameria per dimensioni maggiori. La precisione non è un assoluta necessità, perché il metodo perdona sbavature di diversi millimetri, ma se questa si può ottenere senza fatica o costi aggiuntivi sarà meglio.
Tagliati i pezzi, si disporrà lo scalo che ospiterà lo scafo, in modo preciso poicé sarà questo a dare al giusta inclinazione alle pareti. Si praticano dei fori lungo le parti da assemblare, si avvicinano i pezzi e si cuciono con dei pezzetti di filo di rame, avvolti all’esterno, non troppo strettamente per evitare che il legno si rompa. Terminato ciò, si riveste con un nastro adesivo largo (come quello da imballaggio) la parte esterna delle cuciture dello scafo, in modo che la resina, una volta stesa, non attraversi le fessure, e si comincia a resinare la parte interna. Questa operazione deve essere fatta senza abbondare troppo in modo, da disporre la giusta quantità seguendo un profilo curvo piuttosto basso, magari servendosi di un pezzetto di compensato sagomato proprio secondo il profilo che si vuole ottenere.
I pezzi di rame verranno quindi annegati nella resina, operazione in cui i costruttori alle prime armi tendono solitamente ad abbondare con le quantità, giustamente, nonostante ciò comporti in pratica un dispendio di resina aggiuntiva che difficilmente aumenterà la robustezza della struttura. A ciò pensano infatti le successive applicazioni di fibra di vetro e le paratie interne, per cui di norma si tende a creare un profilo basso, in modo da coprire l’anello di rame, e basta (continua).
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