Vi sono cantieri di grande blasone con i quali la nautica italiana riesce ad avere il primato assoluto nel settore diporto e grazie a queste aziende che costruiscono i grandi yacht destinati ai mercati più esclusivi, la bilancia commerciale con gli altri paesi concorrenti è sempre in attivo.
Oltre alla fascia dei big esistono delle realtà produttive, magari non ancora molto conosciute a livello internazionale, che riescono a meravigliare chi pensa che certi livelli di eccellenza non possano essere raggiunti da chi opera nelle fasce più basse, per dimensioni e listini.
Nel fervente scenario della cantieristica partenopea, Nautica Salpa, rappresenta a pieno diritto uno dei maggiori esponenti di questa scuola di qualità e stile, grazie soprattutto all’attività di sperimentazione e design che ne caratterizza gli scafi sino dal suo primo varo, avvenuto nel ormai lontano 1985.
Lo scafo che ha segnato particolarmente il percorso di Salpa è stato certamente il modello Laver 32.5, che costituiva la prima vera occasione per scoprire i frutti del lavoro costante e appassionato dell’ingegner Pane e dei suoi due figli, da sempre a capo dell’azienda dal punto di vista tecnico.
Prima di tutto è una barca ad altissimo grado di ingegnerizzazione e design, che si può certamente definire come uno scafo con i maggiori contenuti tecnici mai visto prima in Italia. Al fine di mantenere i livelli altissimi di qualità questo cabinato nasce da poco meno di cento stampi, cioè oltre dieci volte la quantità utilizzata da un qualsiasi altro cantiere d’impostazione tradizionale per produrre una barca di analoghe dimensioni.
Il risultato di questo processo produttivo è percettibile ovunque, persino nelle parti più nascoste.
Come dico sempre le belle barche si vedono dai piccoli particolari. Se guardate le superfici interne dei portelli dei gavoni, del Salpa Laver 32.5, potrete notare che si presentano specchiate come le murate esterne, grazie ad un imponente lavoro preparatorio che coinvolge direttamente la progettazione.
Così come tutta la barca anche la carena è stata progettata da un mago dell’ off-shore e da tutti conosciuto: il celebre Renato Sonny Levi, artista delle linee d’acqua tra le più vincenti nella storia dell’offshore.
Questo connubio di menti garantisce alla barca prestazioni di alto livello per un cabinato dalle due anime: una sportiva, capace di soddisfare chi ama la guida spumeggiante anche sul mosso ed più familiare, per chi predilige la vacanza di medio e lungo raggio. Non bisogna dimenticare, infatti, che il Laver 32.5 è pur sempre un cruiser che dispone di due ottime cabine separate, di un grande quadrato attrezzato e di una toilette dalle dimensioni tali che non sfigurerebbe su un cabinato 12 metri o più.
Certamente una barca dalle caratteristiche uniche ad un prezzo decisamente competitivo che sul mercato dell’usato mantiene un ottimo livello di qualità prezzo e può essere il desiderio anche di futuri neo armatori.
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