Di recente mi è capitato di leggere di una disavventura accaduta ad un diportista che voleva passare qualche giorno nel porto salentino di Tricase con la sua barca.
Dopo aver contattato la competente capitaneria entra nel porticciolo si ormeggia e dopo quel momento inizia una storia assurda che coinvolge Capitaneria di Porto, un ormeggiatore ed una società di La Spezia.
Il piccolo porticciolo di Tricase è un vero gioiellino, con poche case in pietra immerse in una vegetazione lussureggiante, ed un bacino dove l’acqua cristallina permette di vedere il fondo. Più che in Italia sembra di trovarsi in Grecia o Turchia.
Gli ormeggi non sono molti, ma quelli in testa al molo principale garantiscono un fondo di oltre 3 metri e dei corpi morti per garantire una buona tenuta. Qui si trova anche un bel cartello con le seguenti indicazioni:
Tratto di banchina riservato alle unità in transito. Massimo giorni 3 (tre) di permanenza. All’arrivo presentarsi, con relativi documenti, all’autorità marittima.
Fantastico penserebbe il fortunato diportista, in realtà la questione è molto complicata e per certi versi assurda. Il transito sul molto è si gratuito, come vuole la Capitaneria, ma il corpo morto è privato ed appartiene alla ditta Marine Italia e pertanto se uno vuole ormeggiare gratis deve usare la propria ancora.
Peccato che all’interno del porto vi siano una marea di catenarie e che proprio una ordinanza della Capitaneria vieta di dare fondo al proprio ferro.
Morale delle favola per poter attraccare in questo porticciolo è obbligatorio pagare, ma siccome il bel paese ed anche il paese del “volemose benne” la capitaneria trova un accordo tra le parti e media una cifra di 25 euro die, per il “noleggio”, del corpo morto, mente la tariffa piena di 75 euro deve essere pagata solo per i posti dati in concessione.
La cosa assurda, che forse mai riuscirò a comprendere, è per quale motivo che, solo nelle marine e nei porticcioli locali, c’è sempre una confusione sia sulle tariffe che sulle autorizzazioni e concessioni. Non sarebbe più semplice che la Capitaneria fosse l’unico ente al quale compete stabilire delle tariffe per l’ormeggio, che poi devono essere applicate ai diportisti?
In questo modo non ci sarebbe nessuna contestazione e nessuno avrebbe da ridire od obbiettare e tutti veramente potrebbero navigare felici e contenti , soprattutto gli stranieri che mal digeriscono questo fare levantino tipico dei furbi “italioti”.
Gentile Redazione, egregio signor blogger laumar,
siamo con la presente e-mail a chiedervi di voler rettificare quanto da Laumar affermato nelle proprie considerazioni, reperibili nell’articolo di cui fornisco il link (http://www.yachtevela.com/porti-liberi-ma-posti-a-pagamento-4506.html), articolo che riprende idee e posizioni errate, già pubblicate su altro blog (http://www.giornaledellavela.com/content/html/index.php?page=nodeDetail&idRecord=8459), cui abbiamo replicato con nostra nota che qui si allega in copia per meglio chiarire la nostra posizione.
Alle considerazioni apparse sul precedente articolo devo aggiungere, per confutarle fermamente, alcune nuove e differenti valutazioni in ordine a quanto da voi affermato.
– L’ormeggio nella zona transito del porto di Tricase è gratuito e possibile per un massimo di giorni tre.
– Non è stata emanata alcuna ordinanza da parte della Capitaneria di Porto che vieti di ormeggiare con la propria ancora nel porto di Tricase.
– La Capitaneria, giustamente, lo sconsiglia.
– La zona transito non è dotata di alcuna attrezzatura per l’ormeggio.
– Chi sia dotato di attrezzature proprie non deve pagare nulla per l’ormeggio.
– Marine Italia S.r.l. fornisce alcuni servizi a pagamento, che sono essenzialmente l’assistenza all’ormeggio e al disormeggio, l’erogazione di acqua e luce (impianti realizzati dalla stessa società nel 2010 in tutta l’area portuale), il nolo di trappe, cime e altre attrezzature necessarie per l’ormeggio.
– Il diportista ha pagato per l’erogazione di detti servizi.
– Marine Italia S.r.l. ha un listino prezzi per i servizi e il Direttore del Porto, Riccardo Sandri, ha deciso di applicare un forte sconto sullo stesso.
– Il listino prezzi applicato non è lo stesso delle altre zone del porto gestite dalla Marine Italia S.r.l., ma è quello per la fornitura dei servizi sopra ricordati, chiesti ed ottenuti dal diportista.
– Non è stato trovato un accordo su indicazione della Capitaneria di Porto, la quale notoriamente non si inserisce in dispute private sulla congruità del prezzo corrisposto per servizi di assistenza.
Questo ultima considerazione mi fornisce lo spunto per una ulteriore valutazione delle considerazioni espresse nel vostro articolo.
La società Marine Italia S.r.l., come molte altre società di diritto privato investe proprie risorse gestendo con fini commericali, ed a proprio rischio, strutture portuali turistiche.
La Capitaneria di Porto non può essere organo che decida le tariffe in quanto il rischio di impresa prevede che sia il mercato e non, per l’appunto, un terzo, a decidere la congruità delle stesse.
Sarà il mercato a stabilire se le nostre tariffe siano competitive o meno.
A questo proposito giova ricordare che Marine Italia S.r.l. ha ottenuto un numero molto elevato di richieste oltre le capacità proprie degli spazi in concessione, quantificabili in circa 390 richieste, quindi 240 oltre le reali capacità (nel 2009 erano solo circa 20 le richieste oltre la capacità dellla stessa area).
Il fare levantino, proprio degli “italioti” va ricercato anche in chi, senza effettuare una minima, e facile, indagine, si permetta di attribuire comportamenti poco lineari a società che investono energie e risorse economiche, come ricordato, per migliorare strutture sino ad oggi lasciate al loro e proprio destino; strutture nelle quali si riscontrano maggiori possibilità di pregiudizio, lesione di diritti, furberie e scorciatoie non sempre lecite.
Prima di pubblicare il commento ad un articolo di terzi, viziato anch’esso dalla mancanza del contraddittorio, il signor blogger laumar avrebbe potuto verificare quanto da questi affermato ovvero chiedere la norstra versione dei fatti, non lasciando alla fortuna (abbiamo letto per caso il vostro blog) la nostra possibilità di replica.
Come già fatto per il primo articolo, propongo anche a voi di dibattere in merito a come sia possibile valorizzare una struttura portuale e su come recuperarne altre senza edificarne ex novo, il tutto migliorando il servizio reso, che è, tra l’altro, il programma della Marine Italia S.r.l. nel Salento.
Cordiali saluti.
Andrea Patrone
http://www.giornaledellavela.com/content/files/attachments/8459/La_risposta_di_Andrea_Patrone.pdf
Gentile redazione, vi prego altresì voler pubblivcare il link con la mia replica all’articolo apparso su altro blog, per poterla consultare da parte di chi sia interessato.
Grazie.
Andrea Patrone
Responsabile gestione e sviluppo dle Gruppo Mast – Marine Italia