Osmosi, meglio prevenire che curare

Osmosi

Da quando il mondo della cantieristica navale scoprì, verso la fine della metà dello scorso secolo, l’uso della vetroresina come materia prima per la realizzazione di imbarcazioni , dato il basso costo e la facilità d’impiego dei polimeri di nuova generazione, sia termoplastici che termoindurenti,  iniziò la diffusione di massa della nautica da diporto,  prima relegata quasi esclusivamente ad una ristretta cerchia di gentleman del mare, per lo più appartenenti all’alta borghesia o addirittura alla nobiltà.

Dopo circa venti anni dalla prima barca costruita in “plastica”, si cominciò a scoprire che la vetroresina presentava, dopo molti anni di permanenza in acqua, un difetto mai osservato prima: l’osmosi.

La parola definisce un tipico processo di natura chimico-fisica, causato dall’infiltrazione di acqua nello stratificato semipermeabile di una barca,  che genera un liquido denso causa principale della formazione delle tipiche bolle.

All’interno delle bolle si forma una sostanza a base di acido acetico, originato dai residui di una errata catalizzazione e dalla presenza di tracce di acetone, utilizzato come solvente della resina di poliestere

L’osmosi è un processo naturale che si manifesta man mano col tempo. Ne deriva che nessuna barca, pur ben costruita, può esserne considerata immune. In effetti non è facile stabilire a priori i tempi e modi con i quali l’osmosi potrebbe insorgere, però è possibile monitorare la percentuale di umidità dello scafo, mediante l’impiego di appositi strumenti elettronici, al fine di attuare lavori di manutenzione preventiva.

Tra le cause della formazione di osmosi vi sono anche fattori di diversa natura come: la cattiva manutenzione dello scafo, l’invecchiamento precoce del gel coat derivante dall’ irraggiamento solare, i danni causati da operatori inesperti durante il processo di polimerizzazione tra resina e le fibre di vetro ed, infine, gli urti accidentali causati dal normale uso diportistico.

Se dai più il processo osmotico è considerato alla stregua di un vero e proprio cancro dello scafo, in realtà il problema può essere brillantemente risolto. A seconda del grado di diffusione del danno si potranno utilizzare diverse tecniche di rimozione delle bolle come, ad esempio, l’impiego di  macchina sabbiatrice o di una più penetrante asportazione mediante pialle elettriche o pneumatiche. Dopo questa prima fase è necessario far asciugare lo scafo e poi ripristinare la struttura delle fibre  con la stesura di nuova resina.

Terminato il lavoro di rimozione, asciugatura e ripristino dello scafo, con resina epossidica o vinilica, la vostra barca tornerà come nuova e vi potrà garantire  numerosi anni di sicura navigazione.

Il costo medio di un intervento di ripristino di uno scafo affetto da problemi osmotici diffusi varia tra i 650 ed i 1.000 euro al metro lineare, e dipende soprattutto dal costo delle resine utilizzate e dal tempo impiegato dagli operatori per eseguire le varie fasi lavorative.

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