Voglio iniziare una serie di post dedicati alla navigazione con cattivo tempo ed ai relativi consigli pratici, che i velisti o gli skipper dovrebbero mettere in atto quando si trovano in queste condizioni estreme, per non subire conseguenze spiacevoli.
Un vecchio marinaio, tanti anni fa, mi disse che la cosa migliore, per navigare col brutto tempo, è quella di restare in porto e bersi una birra. Certamente nessun navigatore ama uscire in mare con condizioni meteorologiche avverse, ma alle volte gli eventi naturali non possono esser previsti o evitati.In particolare d’estate può capitare di uscire con una splendida giornata di sole e poche nuvole all’orizzonte, per poi trovarsi in situazioni difficili se non estreme come quelle di veder comparire una “tromba marina” , a poche miglia dalla propria barca, cosa che ho vissuto in prima persona, non più tardi di due anni or sono. Nel settembre del 2008 uscivo dal porticciolo della Marina di Salivoli, con vento poco teso e mare quasi calmo.
All’orizzonte non vi erano perturbazioni preoccupanti dato che un fronte freddo era già passato sulla zona, mentre sul versante est della costa si stava insidiando un’area anticiclonica. Dopo circa un’ora di navigazione, ormai giunti verso l’isola d’Elba, vedo arrivare da nord una forte perturbazione temporalesca che nel giro di pochi minuti scarica sulla costa del litorale toscano una miriade di fulmini accompagnati da pioggia.
Il mio primo istinto è quello di entrare a Cavo ma non essendo sicuro del fondale, preferisco raggiungere Porto Ferraio, dove certamente troverò riparo. Non appena passato Capo della Vita, in direzione Porto Ferraio, navigando a motore ed a secco di tela, sento un forte colpo alla barca ed un’improvvisa raffica di vento. Non capendo da cosa fosse generata questa situazione, dato che in precedenza vi era quasi bonaccia, mi volto verso poppa, sulla dritta, e scorgo all’orizzonte un cielo nero pece, dal quale si stacca una “tromba marina”, che staziona a circa 2 miglia dalla nostra posizione.
La prima reazione è stata quella di ordinare all’equipaggio, con molta calma e senza causare panico, di indossare i giubbotti di salvataggio e poi, nel caso in cui la “tromba marina” si fosse avvicinata, di scendere sottocoperta, mentre io, nel frattempo, provvedevo a fissare una cima sul giardinetto di poppa, alla quale in caso di bisogno mi sarei legato.
Dopo queste disposizioni mi rimanevano due scelte: quella di raggiungere velocemente Porto Ferraio, o quella di tentare di stare al largo e sperare che il piccolo tornado ci superasse lascindoci indenni. Nel caso specifico, valutando la distanza dal porto rispetto a quella della “tromba marina” e in considerazione del fatto che queste tipologie di fenomeni quando giungono in prossimità della costa perdono forza, a causa della diminuzione della temperatura al suolo, decido di arrivare il più in fretta possibile a Porto Ferraio.
In altre circostanze chi si trovasse nel pressi di una “tromba marina” e senza la possibilità di raggiungere in fretta un riparo è consigliabile un diverso comportamento. In particolare, dato che la forza di questi tornado è forte ma non tale da sollevare una barca di 11 metri, è preferibile mettere al sicuro tutto l’equipaggio sottocoperta, ma senza chiudere il tambuccio dato che questo potrebbe causare una forte implosione delle finestre. Inoltre, se disgraziatamente si dovesse essere colpiti da una “tromba marina” al largo, è bene, poco prima di essere investiti, lanciare una chiamata di soccorso con le proprie coordinate, dato che poi sarà difficile che l’antenna radio funzioni ancora. Nove volte su dieci chi viene colpito da una “tromba marina”, se la cava solo con danni lievi alla barca, pertanto il pericolo c’è, ma si può benissimo affrontare.