Dopo le polemiche sorte a causa del mancato soccorso a Marianello, da parte di alcuni regatanti, vi proponiamo la risposta, rilasciata alla stampa specializzata, da parte dell’armatore di WOPS una delle barche coinvolte ed accusate di mancato soccorso.
Roberto Lantier e Bruno Spangaro, armatori dell’ imbarcazione Wops ITA 14444, intendono chiarire l’episodio accaduto sabato 18 settembre 2010, che li vede, loro malgrado, coinvolti in prima persona.
Erano circa le ore 10.30 del mattino ed avevamo appena doppiato il capo di Punta Salvore. Al timone della barca si trovava il sottoscritto Roberto Lantier. L’imbarcazione procedeva con la randa rotta all?altezza della stecca, mentre il vento stava aumentando sempre di più. Abbiamo così deciso di virare e di entrare nella baia di Portorose dove il vento e i marosi diminuiscono, per poi, riparati dalla città di Pirano, ammainare la randa danneggiata. Appena virato a mure sinistra, subito abbiamo notato uno scafo rovesciato, che prima risultava ?coperto? dalle nostre vele, con due persone sull’opera viva. Abbiamo avvisato immediatamente via radio sul Canale 16 la Capitaneria di Porto di Trieste, dando loro il punto nave esatto dell’imbarcazione semi affondata. Ci stavamo preparando per effettuare un’altra virata per andare a prestare soccorso alla barca quando abbiamo visto, proveniente da Pirano, quindi in favore di vento e onda, un peschereccio che a grande velocità stava puntando verso la barca semi affondata. Tutto il nostro equipaggio ha incominciato a fare dei gesti con le braccia in direzione della barca alla deriva per indicare l’imminente arrivo del peschereccio. Poco dopo si è gravemente danneggiato anche il nostro fiocco olimpico il quale, stracciatosi in più punti, aveva danneggiato anche l’inferitura e pertanto risultava non più ammainabile. Con la randa e fiocco rotti eravamo senza possibilità di manovra, e le onde e il vento avevano incominciato a spingerci di nuovo verso Punta Salvore. Per altro anche il tentativo di accendere il motore ausiliario del Wops non è andato a buon fine in quanto le condizioni estreme del tempo avevano creato delle bolle d’aria nel circuito della nafta a causa delle carenate e del poco carburante a bordo. A quel punto in extremis siamo riusciti a liberare la prua, ad issare il Genova 4 e ad allontanarci dalla costa. Sembrava che la nostra situazione si fosse comunque normalizzata quando si è staccato dalla coperta il punto di mura del fiocco: riparato alla meno peggio anche questo inconveniente, ci siamo assicurati con il cannocchiale, che il peschereccio fosse presso l’imbarcazione rovesciata e quindi abbiamo intrapreso la via del ritorno. Al momento dei fatti altre due imbarcazioni da regata ci hanno raggiunto e superato e possono confermare la nostra situazione di avaria. Comprendiamo perfettamente il dramma che ha vissuto il Marinariello ma noi abbiamo fatto tutto con coscienza marinaresca e rispettando il codice della navigazione. Probabilmente l’equipaggio di Marinariello ci ha visti molto prima di quando li abbiamo potuti vedere noi, essendo coperti dalle nostre stesse vele e questo giustifica il loro stato d’animo. E’ palese che visti anche i danni da noi subiti l’importante a quel punto non era certamente la regata ma cercare di portare sia l’equipaggio che l’imbarcazione in salvo. In seguito abbiamo contattato telefonicamente lo skipper della barca affondata scusandoci di non aver potuto, per cause di forza maggiore, prestare materialmente il nostro aiuto e alla prima occasione gli abbiamo rinnovato di persona la nostra solidarietà per la disavventura toccata a Marinariello.
Lasciamo ai nostri lettori la propria riflessione su quanto accaduto, augurandoci comunque che chi deve vigilare su questi episodi sappia trarre le giuste conclusioni, dopo aver approfondito, indagato e vagliato le varie posizioni.
Se poi qualcuno ha sbagliato ci auguriamo che la FIV – federazione italiana vela – sappia prendere le giuste sanzioni, senza con questo criminalizzare nessuno.