Mare di Bretagna – parte prima

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Erano quasi tre anni che non navigavo nel mare di Bretagna ed il 14 agosto del 2004 un cielo grigio e plumbeo mi dava, come di rito, il benvenuto a Concarneau.

Il paese non era molto cambiato dall’ultima volta che vi avevo messo piede: qualche ritocco alla piazza, una mano di vernice ai pontili, ed un nuovo parcheggio, tutto qui.

Del resto si sa che i bretoni sono molto gelosi delle loro tradizioni e chi viene in vacanza qui non lo fa certo per la tintarella o per la vita da spiaggia ma, piuttosto, perché è alla ricerca del mare. Sì il Mare con la “M” maiuscola.

Si dice che i bretoni siano tra i migliori navigatori al mondo ed è forse vero, certamente chi naviga da queste parti, sia  che lo faccia per lavoro che per diporto, deve essere un buon marinaio e conoscere bene le insidie e difficoltà che si possono incontrare ad ogni miglio.

Nel mare di Bretagna non sono concessi molti errori e chi sbaglia paga duramente. Non a caso qui, è nata una delle prime scuola a vela d’Europa: “Les Glénans”. Verso la fine degli anni quaranta un gruppo di appassionati di vela, per la maggior parte di origine bretone, fondò la scuola sul piccolo arcipelago d’isolette antistante a Corcaneau.

I fondatori si proponevano di insegnare a tutti i ragazzi, che avevano sopportato i duri anni della II° Guerra Mondiale, l’arte della navigazione a vela e lo spirito del mare cercando di ricreare nuove occasioni di socializzazione per le future generazioni di giovani.

Avevo navigato parecchie volte in Bretagna, sia con i Glénans sia con altre barche ed equipaggi, ma questa volta mi aspettava un’esperienza diversa: attraversare tutto il golfo di Guascogna da Conarneau a La Coruna in Spagna – 800 miglia circa tra andata e ritorno -.

Mentre m’imbarcavo sull’Alizeé, un San Ossedy 43, riflettevo su questa mia scelta: impegnativa certo, ma meno difficoltosa del mare d’Iroise e dell’isola di Ouessant. In fin dei conti, pensavo tra me e me, si tratta di una traversata d’altura neanche troppo lunga.

L’equipaggio, tutto maschile, era formato da cinque francesi e due italiani, con un’età che variava dai diciotto ai trentotto anni, tutti con molta esperienza di vela alle spalle e buona conoscenza della vela d’altura.

Verso le 12,00 del 15 agosto, dopo aver passato tutta la mattina nel controllo dell’imbarcazione, preparazione del “topo securitée” – piano di sicurezza -, con tanto di piantine affisse in quadrato, insegnamento sull’uso del GPS e del VHF, studio accurato della meteorologia per i successivi  4/5 giorni, finalmente, salpiamo per la nostra attraversata.

Dopo aver lasciato l’ultima “balise” verde dell’allineamento per l’uscita dal porto, mentre ci preparavamo ad issare la randa la brezza, che si era alzata al mattino, come d’incanto cessa. Ci ritroviamo in mezzo ad una bonaccia spaventosa che ci costringe ad accendere il motore.

Decido di fare qualche manovra di ripasso sulla presa dei terzaroli e recupero dell’uomo a mare, per poi fare un breve scalo all’arcipelago dei Glénans giusto per salutare qualche vecchio amico e preparare una buona cena nell’attesa che il vento rinforzi. – continua –

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