Secondo recenti studi, elaborati da organismi non governativi, il “Mare Nostrum” è prossimo al collasso. Dalle notizie che emergono in vari blog sembra che non sia il classico allarme ambientalista o peggio catastrofista di qualche “passionario” ecologista.
Già nel 2006 l’Euromed aveva fotografato una realtà non proprio rosea per il Mediterraneo afflitto da un pesante inquinamento dovuto ad uno sviluppo sconsiderato dei paesi costieri e dalla continua contaminazione delle acque dai derivati del petrolio e dai metalli pesanti.
Basta pensare che, mediamente, ogni anno le perdite degli idrocarburi sono state stimate in 250 mila tonnellate. Se poi consideriamo, che pur rappresentando solo l’ 0,8 % della superficie totale delle acque del globo, il Mediterraneo è percorso giornalmente da oltre 2000 navi che rappresentano circa il 30% del traffico marittimo mondiale.
La cosa drammatica è che mentre questo tipo d’inquinamento negli ultimi decenni è cresciuto solo marginalmente, grazie a severi controlli sulle navi e petroliere, l’immissione di scarichi civili fognari è quadruplicata, mentre l’inquinamento chimico è triplicato, arrivando ad oltre tre milioni di tonnellate annue di prodotti nocivi sversati in mare.
Se poi consideriamo che attualmente le popolazioni che gravitano sui litorali sono oltre 100 milioni, si può ben capire come solo politiche ambientali drastiche e condivise da tutta l’area possono ottenere risultati soddisfacenti sui metodi di contenimento dell’inquinamento della flora e della fauna marine. Tutto il resto è solo una sana utopia che non porterà a nulla se non all’inevitabile catastrofe.
Il dati sono chiari e inequivocabili, basta pensare che sino a qualche anno fa nel Mediterraneo il tonno rosso abbondava con catture frequenti ben oltre i cento chili a preda, mentre oggi è veramente raro imbattersi in esemplari simili.
Gli amici pescatori converranno con me che l’eutrofizzazione dei bacini del Mediterraneo comporta una riduzione della capacità riproduttiva dei pesci, dato che da solo pochi anni sono state introdotte riserve marine protette ed imposti limiti alla pesca a strascico durante il periodo di fermo biologico.
Ma questi, sono solo provvedimenti tampone, che non risolvono il vero problema del ripopolamento del Mar Maditerraneo, la cui risoluzione concreta non è ancora giunta per il veto e la miopia assurda, di qualche paese pseudo democratico.