Ecologia, le difficoltà di smaltire stampi e barche.

Barche dismesse

Secondo un recente studio dell’UCINA – Unione dei Costruttori Italiani della Nautica – l’annoso problema dello smaltimento dei prodotti e manufatti in fibra di vetro rinforzati con plastica può essere risolto grazie alla nuove opportunità che derivano da processi di rigenerazione e cogenerazione di calore.

Per quanto riguarda il settore della nautica, in realtà, non esistono normative efficaci per regolamentare il fine vita delle barche o dei relativi stampi, a parte la direttiva UE 98-2008 che impone entro il 31 dicembre 2010 agli stati membri di dotarsi di misure efficaci per individuare una gerarchia dei rifiuti ed attuare opzioni per arrivare al miglior risultato ambientale complessivo.

Molti stati stanno risolvendo il problema degli scafi obsoleti in Frp da smaltire con la semplice applicazione di una procedure per cui il manufatto viene triturato per poi essere smaltito come un normale rifiuto od addirittura bruciato negli inceneritori.

Il progetto innovativo realizzato da noi in Italia prevede invece la possibilità di emulsionare il granulato, derivante dalla polverizzazione delle barche da smaltire, insieme ad altre polveri od ad altri polimeri , quali il polistirolo, per la creazione di nuovo materiale termoplastico da utilizzare in altri processi industriali.

L’obbiettivo dell’Ucina è quello di trasformare un obbligo legislativo in una nuova opportunità di produrre imbarcazione con un processo tale che poi il materiale possa essere riutilizzato in altri processi costruttivi, salvaguardando in questo modo sia l’ambiente che la produzione di barche che in questo modo potrebbe incentivare la cosiddetta rottamazione degli scafi.

Se questo processo sarà realizzato la dismissione dei prodotti sarà possibile anche a costi molto ridotti favorendo una nuova filiera che aumenterà ricchezza ed occupazione. La possibilità di liberare molti cantieri ed il territorio di barche abbandonate e non più riutilizzabili avrà certamente effetti benefici sia in termini di economici che quello ambientali.

Per gli scafi di nuova produzione l’associazione dei costruttori si propone di sviluppare dei processi costruttivi che adottino un sistema per favorire la loro dismissione attraverso l’adozione di criteri di “design for recycling”, sull’esempio di quanto già attuato nel settore automobilistico.

Certamente una buona iniziativa sulla strada di una produzione sostenibile ed eco-compatibile.

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