Di Benedetto, solo in torno al mondo.

Il 22 luglio Alessandro Di Benedetto ha concluso il suo giro intono al mondo a vela sulla barca più piccola mai usata da un navigatore, di soli 6,5 metri. Il precedente record risaliva addirittura al 1969 quando Robin Knox Johnston concluse la Glonde Globe con la sua barca Suhaili, di poco più di nove metri e settanta.

Oltre all’aspetto  puramente velico, questa impresa evidenzia come sia possibile, previa un’adeguata preparazione, circumnavigare il Mondo anche su piccoli scafi. Molti scettici avevano previsto il fallimento dell’avventura di Alessandro, ma la sua tenacia e forza di volontà hanno prevalso sia sulle condizioni ambientali che sulla sfiducia dei più.

Certamente non è stata una passeggiata di salute percorrere oltre 29000 miglia senza scalo affrontando tutti gli oceani e navigando tra i 40 ruggenti ed i 50 urlanti. Di Benedetto non è certo un superman ma un normale navigatore che non cura in particolare la preparazione fisica perché, secondo la sua filosofia, è meglio avere qualche muscolo in meno per poter meglio apprezzare l’esperienza naturale del contatto con la natura ed il mare.

Per tutti quelli che amano la vela questa avventura/impresa è certamente un grande stimolo per poter realizzare i propri sogni e pensare che prima o poi sarà forse possibile ripercorrere la stessa rotta di Alessandro, anche se magari con qualche tappa intermedia.

Non credo che Di Benedetto sia solo un’amante delle sfide tout court per provare sempre nuove emozioni, ma sono convinto che nel suo animo abbia sempre la voglia di provare le stesse  sensazioni della prima volta che ha effettuato il suo primo viaggio sia in solitario che con altri compagni. Navigare è sempre un’esperienza nuova anche se la rotta l’hai già fatta cento volte.

In queste tipologie di navigazioni estreme la paura è sempre una componente fondamentale che aumenta la soglia di attenzione che  ti permette di non sottovalutare il pericolo e quindi di cavartela anche in situazioni difficili se non impossibili, come è accaduto al nostro navigatore quanto rovesciandosi al largo di Capo Leeuwin in Australia, Hakuna Matata ruppe l’albero all’altezza della coperta.

Per nulla intimorito Di Benedetto riesce a ricostruire l’armo, anche se leggermente più corto, e percorre le ultime 9000 miglia senza particolari problemi.  Certo ai profani potrebbe apparire un’impresa di altri tempi forse anche inutile, ma personalmente credo che questo tipo di navigazioni possono solo appagare le voglie ed i sogni dei comuni marinai, che nel loro piccolo cercano di provare le stesse emozioni di Alessandro.

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