Dennis Conner, il cattivo che distrusse l’incantesimo

Dennis Conner

Non credo che ci sia, nel mondo degli skipper professionistici, un personaggio più scorbutico ed eccentrico del mitico Dennis Conner. Introverso, mai una parole gentile nei confronti degli avversari, è la bestia nera dei giornalisti. Lui è l’uomo delle stranezze, delle differenze, delle tattiche esasperate e bastian contrario per abitudine, tanto d’accompagnare sempre i piatti di pesce con dell’ottimo vino rosso, possibilmente del buon Brunello di Montalcino al quale non sa rinunciare neanche in regata.

Big “Bad” Dennis,  come lo chiamo affettuosamente gli amici, viene ricordato per essere lo skipper pluri vittorioso in ogni classe velica a cui ha partecipato.

Nato a San Diego, patria dei velisti della west coast californiana,  Dennis Conner s’impose all’attenzione mondiale già nel 1977 vincendo a Kiel, in Germania, il suo secondo mondiale nella classe Star con lo straordinario risultato di conquistare cinque regate sulle sei previste.

Dal 1980 il suo nome è legato indissolubilmente al mondo della coppa America dove, nel ruolo di defender prima e challenger poi, partecipa a ben sette edizioni come skipper e team manager.

Dennis Conner è anche ricordato, dai maligni, come colui che ruppe “l’incantesimo” dell’invincibilità degli americani che durava dal 1851, anno in cui la Goletta America vinse la coppa delle “Cento Ghinee”. L’onta della sconfitta, ad opera dei “canguri” australiani, arrivò nell’edizione del 1983, dove partecipo brillantemente anche il nostro Cino Ricci con Azzurra. Liberty, la barca di Conner, fu sconfitta dall’invincibile Australia II che adottava una chiglia con profilo alare, una novità tecnica assoluta e rivoluzionaria per l’epoca.

Nonostante la dura lezione impartita dagli “odiatissimi” australiani, il coriaceo Dennis non si perse d’animo e si ripresentò, per riprendersela, nell’edizione 1987 con una barca tecnologicamente all’avanguardia, grazie anche al considerevole budget economico messo a disposizione dagli sponsor, i cui loghi furono ammessi per la prima volta sugli scafi. L’operazione riuscì e Dennis fu portato in trionfo sulla Fifth Avenue di New York come une vera star.

Nel 1988 difese ancora una volta la coppa, dalla sfida lanciata dai neozelandesi, costruendo Stars&Stripes,  un enorme catamarano, che sfidò e vinse facilmente contro il “mega” monoscafo dei Kiwi. Dopo questa edizione, che suscitò molte polemiche e scarso entusiasmo, venne creata la classe America’s Cup, con la quale si è regatato sino all’ultima edizione di Valencia.

Oggi, il sessantasettenne skipper californiano, vede la coppa America con un certo distacco e come, laconicamente, ha dichiaro in una recente intervista:

L’interesse per la coppa America sta scemando, la gente è stanca, soprattutto  per quanto riguarda le vicende legali tra Alinghi e BMW Oracle. Quella di oggi non è più la coppa di 25 anni fa: è diventata un macht-race tra avvocati. Tra l’altro non credo che in un immediato futuro potremmo assistere ad un format con più sfidanti. La crisi si fa sentire anche lì. Diversi team possono mettere da parte qualche soldo e partecipare alla selezione dei challenger, tanto per offrire visibilità e per ragioni commerciali. Ma per arrivare in finale si devono spendere cifre folli.

Certo è difficile non essere d’accordo sulla visione attuale della coppa America e della vela, in generale, del vecchiocattivo”Conner. Speriamo solo che, in futuro, si torni ad organizzare competizioni veliche dove non sia prevalente l’interesse degli sponsor e dei media, ma quello degli sportivi e dei velisti, altrimenti sarà molto difficile vedere Big “Bad” Dennis, ritornare a regatare con gli altri “maghi” del timone .

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