Un anno fa, il 13 gennaio 2012 alle ore 21:45, la nave da crociera Costa Concordia, comandata da Francesco Schettino, urta uno scoglio de Le Scole a mezzo chilometro dall’Isola del Giglio. Nel naufragio moriranno 32 passeggeri, due dei quali ancora dispersi. Una brutta vicenda che ha fatto il giro del mondo e che ha particolarmente indignato l’opinione pubblica per la pessima condotta della plancia di comando nella fase d’emergenza.
L’abbandono nave è stato infatti dichiarato un ora dopo la collisione con lo scoglio, dopo numerosi risposte fallaci alla Capitaneria di Porto di Livorno imputate a un aleatorio black-out. Come se non bastasse il Comandante Francesco Schettino ha abbandonato la nave quando centinaia di passeggeri erano ancora a bordo, non adoperandosi alla coordinazione dei soccorsi (reato punito dall’articolo 1097 del Codice della navigazione oltre ad essere uno dei capisaldi del codice etico in mare)
Ma inevitabilmente sotto accusa è finita la consuetudine dell’inchino, quando cioè la nave si avvicina (pericolosamente) alla costa e suona le sirene per salutare la terraferma, in barba alle 4 miglia di sicurezza. e qui la responsabilità non può essere attribuita solamente a Schettino. Non è un mistero, anche se consuetudine non ufficiale, che le compagnie di crociera mantengano cordiali rapporti con le amministrazioni locali, contente di poter ammirare l’inchino come attrazione e particolarità del luogo. E quello del Giglio per Schettino non era un luogo qualsiasi ma la residenza estiva di Mario Palombo (che infatti era a Grosseto), ex ammiraglio e suo ex comandante.
Una frase emblematica può riassumere lo stato d’animo e l’indignazione per una strage che se approntata in modo diverso e più celere avrebbe risparmiato altre vite umane. Questa frase è stata pronunciata da un passeggero spagnolo che incontrando uno steward pone la domanda:
Tu porque anda con salvavida se todo esta bien? – Perchè giri con il salvaggente se tutto va bene?
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