Forse a chi non è addetto ai lavori o non segue il mondo della motonautica il nome di Guido Cappellini non dice molto, ma in realtà si tratta di uno dei più grandi piloti della F1, classe regina delle competizioni in circuito.
Alle stregua dei piloti più quotati colleghi su quatto ruote il plurivittorioso re dei catamarani vanta oltre una decina di titoli mondiale, sfrecciando ad oltre 200 Km/h a pelo d’acqua. Le performance del pluri campione del mondo sono sempre state accolte da un pubblico caloroso ed interessato, dal punto di vista tecnico, al propulsore montato sul catamarano più veloce della F1 Inshore.
Grazie infatti agli oltre 400cv sprigionati da un motore fuori bordo 2500cc (monoblocco in alluminio con canne in Nickasil, 6 cilindri a V di 60° montato su un catamarano DAC, Cappellini nel 2005 ha conquistato il record del mondo di velocità sull’acqua sul Lago d’Iseo.
Nessuno prima di lui aveva provato a raggiungere tali prestazioni ed il motivo di tale sfida lo rivela lo stesso Cappellini:
E’ una sfida insieme e contro il tuo mezzo – spiega Guido – insieme quando hai la padronanza, il controllo. Contro quando il mezzo si ribella. Quel giorno tra me e la barca c’era una totale armonia. Non dimenticherò mai quella manciata di secondi.
Questo genere di competizioni, per battere i record di velocità, diventano dei veri e propri laboratori per le case produttrici di propulsori per testare componenti innovativi. E’ il caso del partner tecnico di Cappellini, Mercury , che da anni supporta il pilota in tutti i circuiti.
Oltre a Guido il team Tamoil negli anni ha schierato altri campione del calibro di Ivan Brigada diventato seconda guida dopo alcuni anni di preparazione nelle classi inferiori. La scelta di Ivan arrivò dopo le ottime prestazioni fatte registrare i vari test, ma soprattutto a margine di una stagione il 2004 nella quale svolse un importantissimo lavoro di sviluppo dello scafo (dimostrando maturità anche nei GP disputati come sostituto del tedesco Kalsow).
Le gare di motonautica Inshore di F1 sono sempre molto emozionanti, cariche di tensione e suspance, visto che ad ogni giro ci sono sorpassi al limite e virate a oltre 100 km/h, senza contare gli incidenti spettacolari quanto pericolosi. Per fortuna negli anni gli scafi hanno avuto uno sviluppo tale da garantire l’incolumità del pilota che quasi sempre esce illeso da ogni ribaltamento.
Ciò che manca alla motonautica di circuito, per essere veramente conosciuta al grande pubblico, è la copertura mediatica della diretta televisiva degli eventi, quello che invece aveva lanciato le competizioni offshore di Classe 1 negli anni d’oro, in cui anche ex piloti d’auto o campioni di altri sport come Adriano Panatta, si cimentavano al volante od alle manette.