Tutti i velisti, più o meno esperti, hanno sentito parlare in barca della bolina, quell’andatura che serve ad una barca per risalire il vento. In realtà esistono varie tipologie di andatura di bolina. Si parte dalla bolina larga e via via, orzando sempre di più, si passa dalla bolina piena a quella stretta. Al di là si entra nell’angolo morto nel quale non è possibile avanzare a vela se non effettuando una virata.
Qui di seguito parlerò di alcuni esempi di come è possibile ottenere quelle che gli skipper definiscono la “miglior bolina”, concernente l’andatura che una barca deve seguire se è costretta a bordeggiare per raggiungere un punto situato nel settore del vento. La bolina non è certo confortevole per chi sta in barca, dato che si deve vivere, magari anche per parecchi giorni, con uno sbandamento della barca di 15/20 gradi minimo. Questo tipo d’assetto non facilità la vita di bordo rendendo faticosa qualsiasi operazione compresa quella apparentemente più semplice: dormire.
Quando si è costretti a bolinare, pertanto la cosa principale è guadagnare terreno il più velocemente possibile, cercando di approfittare delle variazioni del vento con l’unico scopo di mantenere sempre una buona velocità, riducendo così l’angolo morto.
L’angolo morto non è stabile e varia in funzione di molti fattori, che dipendono sia dal vento stesso, dallo stato del mare, ma soprattutto dalla barca su cui ci troviamo. In generale si considera che se una barca stringe il vento di 50 gradi mantenendo una buona velocità, da una parte e dall’altra, stia facendo una buona bolina. In alcuni casi, per barche dal baglio molto stretto, il settore di bordeggio si può ridurre anche a 85 gradi ed alle volte arrivare sino a 120° quando il vento è molto fresco o debole.
La scelta di mantenere una buona rotta è vincolata da quella di conservare sempre una buona velocità. Infatti di bolina il vento esercita una pressione sulle vele tale da creare una componente propulsiva debole, mentre aumenta la coppia di sbandamento e lo scarroccio. In certi casi mi è capitato di vedere barche super invelate, cioè con troppa tela esposta, camminare molto più lentamente di barche anche più piccole che avevano ridotto la velatura, proprio perché lo sbandamento e lo scarroccio rallentavano la barca più della forza di spinta delle vele.
La miglior bolina dunque si ottiene al prezzo di un costante compromesso tra velocità e rotta, dal momento che lo scarroccio è l’avversario comune, ma necessario. Chi è alle prime armi tende sempre a stringere troppo il vento con la conseguenza che la barca, con le vele cazzate non ha più possibilità di orzare. Il risultato di questa manovra è che la barca beccheggia sull’onda e frena ad ogni frangente. In questo caso è necessario lascare le vele e poggiare cercando di far ripartire la barca, per poi orzare nuovamente senza però raggiungere il milite dell’angolo morto.
Questa è una tecnica che richiede un certo affinamento tra barca e timoniere e solo con l’esperienza si acquisisce completamente. La barca è come un purosangue e solo con molta dedizione e tanta voglia di apprendere si riesce ad ottenere il meglio in termini di prestazioni, ma una volta raggiunto un certo feeling il divertimento è assicurato.
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