Bénéteau, il “non” Sense 50

Tra le varie imbarcazioni esposte all’ultimo salone di Genova c’è ne stata una che mi ha colpito in modo particolare, anche se non saprei dire se del tutto positivamente. Infatti il nuovo Sense 50, del cantiere francese Bénéteau, è  decisamente una barca inconsueta se rapportata ai più recenti modelli “sfornati” dallo stesso cantiere o dai suoi diretti concorrenti.

La nuova filosofia ispiratrice , sense o non sense che dir si voglia, racchiude in se un duplice concetto: uno scafo dal disegno moderno e performante ed una tuga alta, squadrata e dal design tipico delle barche degli anni settanta, sormontata da un roll-bar, a parer mio, del tutto superfluo.

La stranezza di questa barca sta proprio nella sue immense fincate. Infatti, se un ospite imbarcandosi sul Sense 50, si limitasse a guardare le murate verticali, che si congiungono con un dritto di 90 gradi a prua, mentre a poppa scendono basse contornando il giardinetto squadrato nel quale si intravedere lo spigolo di carena, di moda su molti modelli d’ispirazione rancing, avrebbe certo la sensazione di salire a bordo di un nuovo scafo della linea First.

Nella realtà il design del Sense 50 è stato proprio studiato per aumentare la vivibilità a bordo ed il confort di chi sosta e manovra. Il  pozzetto infatti diventa elemento caratterizzante dello studio, sia per le sue ampie dimensioni, sia per la modesta altezza rispetto al livello di galleggiamento. In questo modo si facilita notevolmente  l’accesso alla dinette, tramite il tambuccio a filo del piano del campestio,  oltre la discesa a mare.

Gli interni ed il layout sono stati studiati da Nauta Design, già firma di scafi come il SW 102, mentre l’architettura navale è opera dello studio Barret- Racoupeau. La scelta dei progettisti è quella di offrire, ai futuri armatori, uno scafo con caratteristiche di confort più simili a quelli di un Motor Yacht più che di una vela.

Sottocoperta possono trovare spazio, a seconda delle opzioni,  due o tre cabine, le quali necessariamente devono essere posizionate verso prua, visto che l’altezza sotto il pozzetto non consente di poter essere sfruttato all’uopo.

Questo fatto è molto penalizzante per chi vuole effettuare lunghe navigazioni, dato che con mare formato, vento ed onda contraria, le cabine prodiere sono quelle dove si dorme peggio e si soffre di più il beccheggio.

Non saprei dire se questo Sense 50 avrà un buon successo di vendite ed una risposta positiva tra il pubblico, certamente non è una barca adatta per essere utilizzarla come charter o per scuola vela, vista la sua propensione ad essere una barca tipicamente “customizzabile” e con prestazioni veliche non proprio all’altezza di altri 50 piedi della stessa famiglia.

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