Polo Nord navigabile entro 50 anni?

Una ricerca condotta dall’Università della California di Los Angeles lancia un allarme che getta uno scenario inquietante, un sogno per i velisti ma un incubo per l’ecosistema del nostro pianeta. Se i cambiamenti climatici non invertiranno tendenza, lo scioglimento dei ghiacciai determinerà nel 2060 una condizione per cui il Polo Nord sarà interamente navigabile.

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Fino a una trentina di anni fa la calotta polare si estendeva per circa 8 milioni di km quadrati, un’area grande quasi quanto l’Oceania, oggi invece è ridotta a quasi la metà.  Ben presto,  leggendari e temerari Passaggi a Nord Ovest e Nord Est, potrebbero essere solo un ricordo.

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Le navi rompighiaccio potrebbero infatti aprire agevolmente un varco per le nuove rotte commerciali. Al centro lo stato di ghiaccio che copre l’Artide è spesso ben 4 km ma allontanandoci di circa 2000 km più a sud lo stato si fa sempre più sottile fino a raggiungere uno spessore da uno a cinque metri.

La Cina sta consolidando i rapporti commerciali con l’Islanda che un domani potrebbe diventare un’importante scalo e base logistica per lo sfruttamento del petrolio e del gas naturale dell’Artide. La multinazionale Shell ha rinunciato nel 2013 alle trivellazioni, ma solo perché due trivelle sono state danneggiate dalle condizioni climatiche estreme. La Groenlandia potrebbe sparire o ridursi a un piccolo arcipelago, in Alaska e Siberia i permafrost si sta notevolmente ritirando, due mila miliardi di tonnellate di CO2 potrebbero liberarsi nell’atmosfera rriplicando l’attuale concentrazione.

Insomma, lo scenario che va a profilarsi è piuttosto preoccupante soprattutto perché le nuove rotte commerciali che si andrebbero a creare potrebbero determinare una nuova “febbre dell’oro (nero)” con pesanti risvolti al già complicato equilibrio bio-chimico e ambientale del pianeta Terra.

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