Albenga, quando il porto diventa un atollo.

porto_albenga

 

Ci sono progetti innovativi e sorprendenti, altri meno affascinanti ed altri ancora per certi versi avveniristici. Il progetto del nuovo porto turistico di Albenga è certamente unico nel suo genere e il primo di questo tipo realizzato in Italia. Si tratta di una struttura certamente d’avanguardia, che risponde appieno alle esigenze degli enti locali che, in primis, vogliono salvaguardare le attività turistiche e balneari già presenti sulla costa.

Il secondo obbiettivo del progetto è quello di rispettare la flora e la fauna marina mantenendo inalterate le caratteristiche dei fondali. Con questo progetto le praterie di posidonia non verrebbero intaccate e l’impatto ambientale sarebbe il minore possibile.

L’idea innovativa, già vista negli Emirati Arabi, è quella di costruire un atollo artificiale a circa 250 metri dalla costa nella zona di nord est dalla foce del fiume Centa.  La ricettività del porto sarebbe di circa 850 posti, per barche da 6 sino a 45 metri ed un pescaggio sino a 5 metri. Non essendo previste strutture di tipo ricettivo, residenziale o alberghiero, l’inquinamento da scarichi sarebbe limitato, mentre le strutture portuali avrebbero un notevole sviluppo. Si prevede infatti un cantiere di rimessaggio per 34 mila mq, mentre 600 sarebbero per la ristorazione e 550 dedicati ai servizi del terziario.

La struttura non rischia di creare danni alla costa con fenomeni erosivi, salvaguardando le strutture già esistenti e non creando problemi alle attività imprenditoriali attive. L’atollo sarà collegato alla terra ferma con una strada che già in questo momento arriva sulla spiaggia. La banchina e la diga foranea saranno costituite da due anelli con altezza non superiore ai 3 metri così da non creare un forte impatto sul paesaggio circostante e sulla costa.

Personalmente ritengo questo progetto molto valido e certamente innovativo, resta solo da capire quali siano le tecnologie impiegate e le modalità costruttive messe in atto, dato che una struttura del genere deve garantire non solo il minor impatto ambientale e l’assenza o quasi di inquinamento,  in caso contrario si rischirebbe l’eutrofizzazione della flora marina.

Lascia un commento