La vela italiana in crisi: dove sono gli sponsor?

Qualche giorno fa è arrivata una brutta notizia per la vela italiana: i tentativi di trovare sponsor per mettere Giovanni Soldini nelle condizioni di partecipare alla Volvo Ocean Race, sono ufficialmente naufragati.

Carlo Croce, presidente della Federazione Italiana Vela e dello Yacht Club Italiano, si era occupato personalmente della faccenda, annunciando nel 2009, la nascita del consorzio Italia 70, la sfida italiana alla vela oceanica, ma sembra che l’interesse degli sponsor verso i grandi eventi velici sia del tutto scemato.

Vela e pubblicità, il ritorno economico è garantito!


Chi pensa che la vela sia uno sport di nicchia seguito da poche decine di migliaia di persone, principalmente  parte di una elite di rango, non conosce minimamente il peso mediatico del nostro fantastico sport. La dimostrazione evidente è data dai dati d’ascolto della coppa America, trasmessa dalle principali televisioni mondiali, e le cui sponsorizzazioni hanno coinvolto noti brand a livello planetario.

Sin dai tempi delle prime edizioni dell’American’s Cup, l’inglese Sir Lipton investì centinaia di sterline per mettere in acqua la sua barca per conquistare il tanto agognato trofeo delle cento Ghinee, strappato ai Britannici proprio dai cugini yankee. Lipton non riuscì mai nella sua impresa ma il suo nome, e di conseguenza anche il suo prodotto ebbero un tale successo negli States che tutti i soldi investiti nella competizione velica ebbero un ritorno, in termini economici, centuplicato.

Viva la Francia… grazie agli sponsor!


Ormai da anni i  velisti francesi primeggiano in ogni tipo di competizione velica d’altura, da quelle in solitario a quelle in equipaggio. Inoltre, i cugini d’oltralpe, detengono numerosi record sia di percorrenza che di velocità, tra cui quelli del giro del mondo e della traversata atlantica, basti pensare a il duo Yves Moreau e Benoit Lequin, che nel 2007 ha strappato il record Dakar-Guadalupa sotto il naso di Matteo Miceli.

E’ un dato impressionate soprattutto se paragonato al numero di praticanti della vela in Francia che, in dato assoluto, è più o meno simile a quello di altri paesi come l’Italia. Qualcuno potrebbe sostenere che le scuole di vela francesi sono, per tradizione e capacità d’aggregazione, superiori a quelle italiane, ma nella realtà il vero motivo è un altro.