Esiste una motivazione chimica della corrosione delle carene. Basta capire da cosa è generata per porre rimedio. Un interessante articolo di Nautica.it spiega nel dettaglio il fenomeno della corrosione galvanica che interessa le carene delle barche.
corrosione
Protezione contro la corrosione: l’anodo sacrificale
I fenomeni corrosivi a cui vanno incontro tutti i metalli immersi in acqua di mare è da sempre stato un problema per le imbarcazioni. L’effetto è quello di presentare ossidazione – la classica patinatura rosso-arancio in caso di ossido di ferro – che a lungo andare rende discontinue e fragili le strutture, e non smette fino a quando c’è metallo da corrodere.
Diverse sono le parti soggette a corrosione, e diverse sono le interazioni tra i diversi metalli immersi in una soluzione elettrolitica (vedi l’acqua di mare) che creano una differenza di potenziale, quindi un anodo e un catodo.
Barche in alluminio, belle ma costose
Negli ultimi decenni la vetroresina ha rappresentato il materiale preferito per la costruzione di imbarcazioni da diporto, soprattutto per la produzione di serie. Con un costo estremamente competitivo rispetto ad altri materiali e la sua facilità di utilizzo, visto che le barche in vetroresina sono fatte su stampi femmina, consente altresì un notevole risparmio di tempo ed impiego di manodopera.
Inoltre si era convinti, che la polimerizzazione delle resine con la fibra di vetro, non comportasse manutenzione, rendendo la barca “eterna”. Nella realtà col passere dei lustri si è visto che anche la vetroresina poteva avere dei problemi gravi quali: osmosi, delaminazione e stress da fatica strutturale.