Comet 375 st, un classico intramontabile

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Il Comet 375 è sempre stata una della mie barche preferite e pertanto mi è difficile essere completamente obbiettivo nell’esprimere un giudizio sulle qualità e caratteristiche. Questa barca venne realizzata dal cantiere Comar di Forli, all’inizio degli anni 80, per poi restare in produzione sino all’inizio degli anni novanta, dove una profonda crisi mino la solidità societaria decretando il fallimento della Comar, oggi rinata sotto altri proprietari in quel di Fiumicino.

Il progetto del 375 rappresentò il salto di qualità nella produzione di yacht a vela, dopo l’incredibile successo di vendita del Comet 910 che, all’epoca, stravinceva su ogni campo di regata. Con questo scafo la Comar entrava a far parte dell’elite della produzione nautica italiana, lasciando quel lembo e nomea di produttore di: buoni, ma piccoli gusci.

Deriva mobile, per chi ama “ancorare” sulla spiaggia

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Molte barche, soprattutto quelle prodotte dai cantieri della Bretagna o che si affacciano sul mare del nord dove le escursioni della marea sono di notevole entità, hanno la  deriva mobile così da facilitare l’ancoraggio, l’ingresso e  lo stazionamento nei porti o nelle marine.

Le soluzioni proposte dai cantieri sono fondamentalmente di tre tipi: quella con la lama a scomparsa integrale, quella con lama pivotante e quella con zavorra completamente in sentina che aumenta notevolmente il dislocamento ed è molto penalizzante con poco vento.

Tutti pazzi per la Mini Transat 650

MINI 650
L’ultima edizione della Transat 650, la traversata in solitario dell’oceano Atlantico su barca da 6,5 metri, ha visto l’incredibile partecipazione di ben  90 skipper, con alcuni nomi di rango quali: il francese  Yves le Blevec, già vincitore nell’edizione del 2007, o il nostro Andrea Caracci.

Questa edizione, disputata sul percorso La Rochelle – Madeira – Bahia , ha rappresentato lo spartiacque fra il nuovo e vecchio corso. Infatti dal 2010 la regata si terrà ogni anno, anziché due come accadeva sino ad ora, per incrementare le possibilità degli skipper di iscriversi e testare le proprie capacità in una regata d’altura impegnativa.

Sail Drive, molte gioie e pochi dolori

SailDriveLa trasmissione del tipo Sail Drive, introdotta da Volvo Penta del 1959, è ormai la regola sulle barche da regata e sul molte delle barche da crociera, dove ha preso piede per le sue caratteristiche di efficienza e manovrabilità rispetto alla soluzione più classica della trasmissione in linea d’asse.

In pratica, Sail Drive è il nome di una trasmissione, ovvero la parte meccanica che collega il motore vero e proprio all’elica, alla parte a cui viene trasmesso il moto quindi, che ha la particolarità di essere modulare, e montata senza particolari sforzi da un cantiere sulle barche che ne sono provviste. Ad un cantiere, infatti, basterà installare sulla barca un gruppo molto costituito dal motore e da un “piede” – che in nautica non è altro che una struttura allungata che fuoriesce dalla chiglia, posizionata in questo caso fra la deriva e il timone – il cui asse è verticale rispetto alla superficie dell’acqua.

Apreamare 64, non solo gozzi napoletani

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La storia dei gozzi di Apreamare non ha certo bisogno di essere raccontata, visto gli innumerevoli modelli venduti ed apprezzati in tutto il mondo.

Meno nota è la vocazione del proprietario del cantiere, Cataldo Aprea, di sviluppare l’attività del diporto nautico in aree svantaggiate come quella di Torre Annunziata, dove il patron di Apreamare ha realizzato un polo per la nautica, con oltre cento posti barca e 150.000 mq di superficie adibita a servizi.

La delaminazione dello scafo – parte seconda

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La maggior parte dei gusci degli yacht moderni sono costruiti in vetroresina stratificata piena, prodotta con fibre di vetro e resina, i cui mat vengono sovrapposti uno all’altro successivamente sino al raggiungimento dello spessore desiderato. Come sulla costruzione stratificata a sandwich, due o più strati  di fibre si possono separare è causare un fenomeno di delaminazione nello stratificato dello scafo.

Il motivo principale della delaminazione del single skin può essere ricercato in: a) carichi concentrati durante  il trasporto su strada, b) stazionamento sulla culla durante l’alaggio, c) infiltrazioni di umidità all’interno della struttura della laminazione dovuti a fattori ambientali incontrollati durante le fasi di catalizzazione – l’umidità e la percentuale della polvere devono essere controllate per una laminazione adeguata-  d)  resina utilizzata in  quantità inferiore al rapporto con le fibre, e) tipo di resina non corretto per la stratificazione.

Ice Maker, la fabbrica del ghiaccio a bordo

Ice maker

Lo devo ammettere, non riesco a bere una bevanda “calda” senza ghiaccio. Il magico cubetto in una bibita od anche solo in un bicchiere d’acqua, durante le afose giornate estive, riesce a darti quella frescura in più, che la sola permanenza in frigo non  può certo offrire. Se poi devi accompagnare un piatto di pesce con una ottima bottiglia magari di Funtanaliras, beh allora un secchiello porta vino, riempito con ghiaccio e sale, non può proprio mancare sulla mia tavola. Sarà una piccola mania, che deriva dai numerosi viaggi e soggiorni in USA dove il ghiaccio viene sempre aggiunto ad ogni bevanda sia analcolica che alcolica, ma non vi posso proprio rinunciare.

Normalmente la barche con cui navigo non hanno la possibilità di avere a bordo un ice maker per produrre cubetti a volontà, ma se ho la fortuna di avere un ingaggio su un grande yacht, dotato di tutti i confort compresa “la fabbrica del ghiaccio”, allora il lavoro e la mia cura per la “catena di montaggio” del freddo è totale.

Air-X Marine, energia dal vento

Air-X-MarineIn tema di nautica tradizionale, nello specifico quella a vela, con l’avvento di tecnologie sempre più electronic-oriented si è affermata la necessità di avere a disposizione energia elettrica che un pò stride con il concetto di rinnovabilità della barca a vela.

Se infatti questa è mossa dal vento, tutto ciò che viene usato sottocoperta, ma anche sopra, è alimentato dalle batterie, o da un generatore in ogni caso. La più sfruttabile fonte rinnovabile a mare, tralasciando i pannelli fotovoltaici che in una barca a vela non si saprebbe proprio dove sistemarli a causa dell’ampia superficie velica che proietterebbe ombre sui pannelli, diminuendone drasticamente il rendimento, è proprio il vento.

La delaminazione dello scafo – parte prima

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Molte barche da regata ed alcune anche da crociera, attualmente, vengono costruite con almeno  un tipo di materiale di nucleo interno al laminato dello scafo e coperta.

Le anime rendono gli scafi delle barche rigidi e leggeri consentendo alla barca di diminuire la resistenza idrodinamica ed al contempo di aumentare la velocità. Inoltre il materiale di nucleo isola lo scafo dal caldo e dal freddo, attenua le vibrazioni delle onde battenti e del motore, migliorando così il confort di bordo.

Umidità a bordo? DDH 10-1, una soluzione per piccole imbarcazioni

ddh-10-1Per combattere gli alti livelli di umidità a bordo, dannosi per tutta una serie di fattori legati in primis alla salute, alle colture batteriche che involontariamente si alimentano, all’ossidazione dei metalli e non ultima alla durata dei tessuti di rivestimento delle nostre amate barche, esistono diverse soluzioni.

Le più diffuse forse comprendono le stufette a olio che riscaldando l’aria permettono una evaporazione della quantità di acqua in essa presente, fornendo però un apporto di calore all’ambiente che non è sempre gradito (come, ad esempio, in estate), e mettendo a repentaglio la salute per i residui della combustione nonché per i pericoli di incendio che generano.

Wauquiez Centurion 40S, la barca dei “Pretoriani” del mare

Il cantiere francese Wauquiez gode di ottima fama nel mondo della nautica da diporto, per avere sempre costruito barche di pregio e molto ben rifinite, rispetto alla media delle concorrenti d’oltralpe, e quando presentò il Centurion 40S  si capì subito che, il nuovo scafo, sarebbe stato all’altezza della sua nomea.

Il progetto dello scafo fu affidato allo studio Berret-Racoupeau che lavorò, partendo dallo sviluppo del 45 piedi, per arrivare a realizzare un classico fast-cruiser con caratteristiche di comfort che gli permettono di guardare anche ad una clientela che non predilige solo la velocità in regata.

Dissalatori, acqua pura a volontà

Dissalatore

Chi va per mare sa quanto è importante disporre di una buona riserva d’acqua dolce. Le barche moderne sono dotate di capienti serbatoi, ma se si naviga per giorni e giorni, soprattutto d’estate, può capitare che le riserve d’acqua si esauriscano in fretta.

Personalmente cerco sempre di far capire, alle persone che imbarco o con le quali navigo, che è molto importante razionare l’uso dell’acqua, visto che non è sempre facile nè comodo rifornirsi.  Basta un attimo di disattenzione ed un rubinetto aperto per sprecare 40/50 litri in pochi minuti; se poi ci si fa la doccia come a casa, lasciando scorrere sempre l’acqua, in pochi giorni si esauriscono le riserve. Per evitare i problemi di approvvigionamento d’acqua dolce molti cantieri, già da parecchi anni, offrono ai loro clienti impianti dissalatori ad osmosi inversa.

Beneteau First 31.7, per “giovani” corsari da regata

FIRST317 

 Il Beneteau First 31.7 nasce dalla firma di due dei maggiori progettisti della nautica mondiale: Finot e Conq. La barca per le sue caratteristiche – Lunghezza 9,66 mt, larghezza 3,23 mt e dislocamento di 3600 kg –  è adatta sia all’uso crocieristico, sia per regate di categoria dove spesso è risultata vincente.

Con linee di carena pulite ed un baglio massimo molto arretrato rispecchia la tendenza moderna dei progettisti di realizzare barche veloci, ma con grande abitabilità e confort, tanto che questo modello viene largamente utilizzato per il noleggio o charter.