Il vero “miracolo” di Torben

Torben
Si sa molto spesso gli skipper sono delle persone schive che non amano le luci della ribalta, ma preferiscono la solitudine degli spazi infiniti degli oceani alle serate mondane a base di caviale e champagne.

Non ho mai avuto la fortuna di conoscere Torben Grael, protagonista  nei giorni scorsi del salvataggio di una mamma e del figlio nelle strade alluvionate di Rio  de Janeiro, ma sono convinto che questo gesto gli valga la stima ed il rispetto di tutta la comunità mondiale e non solo di quella del mondo velico.

Alessandro Vismara, il “sarto” della nautica da diporto.

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Nella sua Viareggio, Alessandro Vismara ha da sempre il suo “atelier”di barche su misura. Sì perché parlare di cantiere nautico è certamente riduttivo dato che qui, il futuro armatore, si sente proprio come dal suo sarto preferito.

Non credo che al mondo esista un’azienda natica così concepita. Un vero è proprio laboratorio dove il neo proprietario si sente parte integrante del progetto della sua barca. Come la tradizione dei vecchi maestri d’ascia tutto viene discusso e concordato con l’armatore, dal progetto, allo stampo, dai materiali, agli accessori, nulla è lasciato allo standard o peggio al caso.  Ogni richiesta viene discussa, valutata e poi realizzata.

I libri di Jean Claude Izzo nel Casino Totale del mare marsigliese

Marsiglia

Tutto è mare, a Marsiglia. Anche i cumuli di terraferma. Il Vieux Port, il Jardin des Vestiges, Le Panier, il Château d’If, l’Estaco, les Calanques.

Marsiglia è una culla e una tomba.

Custodite in un mare che sa di pesce e tragedia, di vino bianco e storie d’amori incompiuti o finiti in malinconia, di cibo fresco fatto sulla falsariga delle ricette tradizionali, di polvere da sparo e sangue. Il sangue che scorre sulla carne di uomini presi a coltellate; il sangue che sgorga dall’anima di disillusi che devono fare i conti con una realtà che, quando non è amara, diventa uno scherzo beffardo del destino.

Il mare è un mestiere e una casa, per un marsigliese è la vita stessa.

Jean Claude Izzo, nel capoluogo della Provenza-Alpi-Costa Azzurra ci è nato, vissuto e ci è morto. 20 giugno 1945 – sta inciso sull’effige – e 26 genaio 2000. Mezzo italiano (di padre) e per metà transalpino (da parte di mamma), una formazione culturale fatta di vita vissuta e lezioni apprese in una scuola professionale. Guerra e politica, lutti e incontri, benessere e malattia, carcere e libertà: una ricerca costante, nel corso dell’esistenza di Izzo, che si conclude senza un compimento definitivo.

Troppo pochi, quei 54 anni messi in una bara da un cancro ai polmoni che nell’ultimo periodo di vita ne ha debilitato le funzioni fisiche e intellettive, per dire tutto quel che il mare – a Izzo – aveva sussurrato in un procrastinarsi di onde. Su onde. Su onde. Troppo pochi, quei 648 mesi di vita vissuta a contatto con l’oceano, ma abbastanza da lasciare in dote eterna una trilogia che puzza del puzzo di Marsiglia riuscendo a un tempo a custodirne il profumo esclusivo.

Casino totale, poi Chourmo, a ruota Solea. Noir Mediterraneo di prim’ordine, direbbero i critici più superficiali.

Le barche dei Vip: Renzo Piano su Kirribilli, il “luogo pescoso”

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NOI, CHE SIAMO NATI A GENOVA. A un genovese il mare cresce dentro e Piano, il razionalista, adora il mare. L’architetto italiano più famoso al mondo – leggasi pure uno dei più ammirati su scala planetaria – ha messo radici “professionali” in ogni angolo dell’universo senza per questo mancare all’appuntamento che – basta guardarlo in primo piano su Kirribilli – consente a Renzo Piano di riporre in un cassetto matita e gomma da cancellare.

KIRRIBILLI. Genovese doc, classe 1937, il vincitore del Premio Pritzker (per un architetto, come l’Oscar per l’attore. L’ha vinto nel 1998) costruisce le proprie geometrie tra le onde al timone di Kiribilli, barca a vela di poco più di 18 metri di lunghezza (18.60 m) dal nome tanto misterioso quanto esotico. In realtà, a svelare il significato di Kirribilli ci ha pensato lo stesso architetto: “È un omaggio all’oceano Pacifico nonchè il ricordo di un mio lavoro. In lingua aborigena kirribilli vuol dire luogo pescoso ma è anche il nome del quartiere di Sydney dove ho costruito una torre a forma di vela“. Sessanta piedi di bestione varato alla presenza degli amici più intimi di Piano: Gino Paoli, Antonio Ricci, Beppe Grillo, Oliviero Toscani, Umberto Veronesi. Il progetto congiunto – Renzo Piano & studio Vismara – ha portato alla realizzazione di una barca innovativa: tra gli altri dettagli, la costruzione in sandwich di fibre di vetro e carbonio, la coperta flush-deck e una superficie velica di 197.00 mq. Un marinaio pronto a “portarmi la barca dove voglio“, il piacere immenso di navigare di notte, la voglia matta di competere con le altre imbarcazioni ogni volta che capita di incrociarne una.

Le barche dei Vip: il Como di Crichton (non Michael, Neville)

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Il Crichton di cui parliamo oggi non è Michael ma Neville. Il primo costruisce capolavori artistici utilizzando le parole messe a intessere trame spesso futuristiche, il secondo – meno noto ai più ma parte integrante del “potere” palnetario – è un imprenditore diventato ricco attraverso il settore delle automobili. Ha cominciato importandole dall’Europa in Oceania. Portava le Alfa Romeo in Australia. E’ diventato un armatore e velista eccellente. La passione per il mare si è trasformata in un mestiere: ha tolto le ruote all’Alfa Romeo e gli ha installato una vela. Riesce a dominare tutte le regate a cui partecipa. Di lui dicono che “è capace di imprigionare l’energia del vento per andare veloce“. La professione a stretto contatto con il mare non ha scalfito la passione, anzi. Quando smette i panni dello skipper, Crichton va a spasso tra le onde su Como, un superyacht di 41 metri di lunghezza che nel 2007 ha vinto il Boat International World Superyacht Awards. Nelle intenzioni, l’imbarcazione avrebbe dovuto essere una vera e propria casa galleggiante e la visione degli interni (in foto una sala da pranzo pensata per ospitare fino a 10 persone con tanto di tavolo realizzato in cristallo, pelle e legno) ne certifica a piena riuscita degli intenti. Motori (2) Caterpillar da 1550 cavalli, lo yacht ha un disegno grintoso ed è stato realizzato in alluminio. Fatevelo un giro; con la fantasia, si intende (basta un salto)…

Le barche dei Vip: Berlusconi, il Suegno di Pier Silvio

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Berlusconi, nome proprio ma anche – concedendoci un vezzo – sostantivo comune che potrebbe di per sè indicare ricchezza, potere, lusso. Stavolta prendiamo in dote il cognome più cliccato d’Italia per farvi mostra di una delle chiccherie che fanno capo alla famiglia di Arcore ma non al Presidente del Consiglio in prima persona. La vita marina non poteva non attrarre il nucleo che gravita intorno a papà Silvio, anche per i trascorsi dello stesso quale intrattenitore e cantante su navi da crociera (una vita fa, indubbio…): indi per cui, Pier Silvio ha provveduto con prontezza a conservare integro il legame indissolubile che lega i Berlusconi al mare. Eccola: è Suegno, imbarcazione di 30 metri con 5 cabine (o diciamo suite???) a disposizione. Lo yacht, un due motori MTU da 2400 cavalli, è costato al vicepresidente del gruppo Mediaset nonchè Presidente e amministratore delegato di RTI la bellezza di 10 milioni di euro. Un nido d’amore, non c’è che dire, per l’oramai quarantenne figlio di cotanto padre e Silvia Toffanin, storica compagna del rampollo e attualmente in dolce attesa. Ve ne mostriamo alcune immagini con la consapevolezza che molti di noi (mi ci metto anch’io, altrochè) una roba del genere – dal vivo – non la calcheranno purtroppo mai.

Le barche dei Vip: Roberto Cavalli naviga su Baglietto RC

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Per i vip, terraferma e mare sono “casa” nella stessa identica maniera. Prova ne è il fatto che la maggior parte dei personaggi famosi possiede una o più imbarcazioni da vivere tale e quale al domicilio di riferimento. Il lusso non manca di certo, come non c’è da dubitare del fatto che metrature e sfarzo si faranno notare eccome! Barche e yacht da capogiro che cercheremo di scoprire insieme. Onda su onda. Lustratevi gli occhi perchè è il caso di dire che ne vedremo delle belle! Si parte con Roberto Cavalli, stilista toscano classe 190 e fondatore dell’omonima maison. Il fiorentino naviga su Baglietto RC, un bestione di 41 metri di lunghezza con tanto di interni animalier e colorazione blu che varia tonalità al variare della luce. Realizzato in alluminio, lo yacht – spinto da 2 motori MTU da 3.775 Hp ciascuno – raggiunge i 37 nodi di velocità. Qualche immagine? Come no, basta un salto!

Motonautica Formula 1, Guido Cappellini 10° titolo da leggenda

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Il più grande pilota di Formula 1 inshore, Guido Cappellini, si è aggiudicato il suo decimo titolo mondiale nella categoria più prestigiosa della motonautica in circuito. La sua stagione è stata ancora una volta strepitosa e vincente, ma anche difficile a causa del calendario che ha messo a dura prova tutti i team con decine di rotture di propulsori.

Guido nella prima parte della stagione ha alternato il successo della Finlandia con la delusione di prestazioni incolore e ritiri, derivanti da problemi tecnici. Prima della pausa estiva, dopo il GP di Russia, il suo distacco dal dubaitiano Al Qamzi era di ben 35 punti, ma dopo il GP della Cina grazie al doppio punteggio in ogni gara Cappellini ha iniziato una grandissima rimonta.

Robin Knox Johnston, il “Principe” degli oceani

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E’ stato sicuramente uno dei velisti più famosi al mondo ed ancor oggi alla veneranda età di 71 anni è sempre uno dei più forti solitari in circolazione. La sua prima impresa fu la partecipazione e la vincita del Golden Globe Trophy, nel 1968, la regata intorno al mondo per solitari che avrebbe premiato il primo velista che avesse compiuto il periplo del globo.

Suhaili, la sua barca, è l’unica che conclude la mitica regata nella quale, il rivale amico Bernard Moitessier, dopo aver condotto intesta il percorso si ritira e raggiunge la Polinesia.  Robin è l’unico che conclude la regata percorrendo 33.100 miglia nautiche.

Città della Vela, la Bretagna onora Tabarly

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La vela in Francia si sa è uno sport nazionale e la Bretagna certamente ne è la capitale indiscussa. Non per niente, nella ridente cittadina di Lorient, già base dei maxi trimarani impegnati nel trofeo Jules Verne, è stata progettata, dall’architetto Jacques Ferrier, la “Cité de la Voilé Eric Tabarly “, un vero e proprio centro espositivo dedicato al mare, alla vela ed agli amanti della navigazione.

Negli oltre seimila metri quadrati di spazi dedicati alla vela ed alle navigazioni oceaniche che hanno visto protagonista il mitico Eric Tabarly, c’è anche posto per prove in mare e simulatori che permettono ai visitatori di ripetere e provare le stesse emozioni degli skipper oceanici.

Il Faro, la luce che non “tramonta” mai

Fari Scozia

La storia dei fari si perde nei secoli e nel mistero affascinante legato alle leggende ed agli aneddoti che sono stati narrati intorno a questi preziosi “totem” della navigazione. Una suggestione palpitante che illumina i ricordi vicini e lontani degli uomini di mare.

Il faro per molti navigatori è un insieme di emozioni, un segnale per orientarsi sia di giorno che di notte, un elemento imprescindibile per la navigazione contornato da storie e leggende.

Eric Tabarlay, il navigatore più grande

eric Tabarlay

Quando a metà degli anni sessanta del secolo scorso, lo sport della vela iniziò ad essere seguito dal grande pubblico grazie alle imprese di navigatori solitari, Eric Tabarlay s’impose all’attenzione dei media per le sue vittorie in regate importanti.

Il suo primo successo risale al 1964, quando al timone del Pen Duick II vinse la seconda edizione della Ostar, regata transatlantica in solitario.

Giorgio Falck, il velista d’acciaio

Giogio Falck

Tra le figure carismatiche della vela italiana non si può non ricordare un personaggio come Giorgio Falck. L’imprenditore, morto a Milano nel 2004 all’eta di 66 anni a cusa di un male incurabile, è stato per decenni un imprenditore velista, come lui stesso si amava definire, protagonista di regate in tutti i mari del mondo.

Nato nel 1938 a Milano, erede di una delle dinastie più importanti nel settore dell’acciaio, la cui sede di Sesto San Giovanni è stata per decenni il suo quatier generale e cuore pulsante dell’economia lombarda, amava il mare e la vela.