Santa Cruz 37, undici metri di pura regata

santa-cruz-37-4In tempi difficili per il mercato nautico, dove armatori e cantieri si interrogano sul futuro incerto, qualcuno riparte e lo fa puntando tutto sull’innovazione tecnologica. La novità arriva da oltreoceano, e la parola chiave è carbonio.

I cantieri Santa Cruz Yachts, nati praticamente in un capannone nel 1971, hanno capito che il punto fermo della vela è la facilità di manovra, caratteristica a cui rinunciare sarebbe anacronistico, e hanno realizzato il Santa Cruz 37, un undici metri con scafo e coperta in carbonio, nella prima barca di serie.

Ecume de Mer, la regina dell’usato

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 “Spuma del mare”, questo è la traduzione letteraria del nome di questa piccola imbarcazione che verso la metà degli anni settanta era considerata una vera e propria utilitaria della nautica da diporto e del mare, alla stregua della nostra piccola autovettura 500 o della transalpina R 4 .

L’Ecume de Mer venne prodotta dai cantieri Mallard  a la Rochelle, nella Charente-Maritime, tra il 1970 e la fine del 1976 in oltre mille esemplari a dimostrazione della diffusione e del successo del progetto dello studio Finot, già autore in quegli anni, di splendide e veloci barche come il Comet 910.  

La Classe Laser SB3 riconosciuta dalla FIV

laser-sb3Lo scorso 3 dicembre la Classe Laser SB3 ha ottenuto il riconoscimento da parte della FIV, così come l’Associazione di Classe che raccoglie gli appassionati di questo piccolo monotipo.

Dopo un’attività iniziata nel 2006 nella nostra penisola, da parte dell’associazione di classe che ne ha promosso lo sviluppo agonistico, è un riconoscimento sicuramente importante a testimonianza della passione per la vela italiana, e non solo. La monotipia stretta, infatti, per il Laser SB3 è un segno distintivo della regata agonistica sotto il profilo dell’esperienza, e del combattimento ad armi pari. La barca, infatti, per regolamento non ammette variazioni di sorta, per cui è una delle – poche – realtà in cui non conta l’imbarcazione, ma la bravura.

Musto HPX, non solo una semplice cerata

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La Musto, azienda leader nell’abbigliamento tecnico per la vela, ha raggiunto livelli di qualità molto elevati grazie anche ad una tecnologia esclusiva che fa dei suoi capi dei veri e propri sistemi di protezione contro gli eventi atmosferici o per poter avere un ottimo confort termico durante la navigazione invernale.

Il modello HPX Ocean Jacket, per esempio è stato studiato appositamente per equipaggi che devono affrontare navigazioni d’altura o che sono impegnati in regate oceaniche. Lo stile è moderno con una vestibilità ottima anche per persone dalle taglie forti. Molto curata è la parte che riguarda la copertura delle zone più esposte come collo, polsi e capo. Il bavero del collo è foderato di pile per proteggere dal vento e dalle ondate improvvise. Se poi si estrae il cappuccio impermeabile, rinchiuso nella fodera del collo, la protezione della parte superiore è totale dato che rimane scoperta solo la parte degli occhi.

Lavasgtoviglie a bordo, i piatti te li lava lei

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Se c’è una cosa che proprio non amo fare è quella di lavare i piatti. Fortunatamente a casa c’è la lavastoviglie e quindi la maggior parte della volte lo “sporco” lavoro lo svolge questo fantastico elettrodomestico. Al contrario la maggior parte delle barche su cui navigo non possiedono una lavapiatti automatica, sia per questioni di costi, che per dimensioni, pertanto alcune volte mi capita ancora di dovermi dedicare a tale incombenza.

I modelli di lavastoviglie che possono essere installati a bordo sono di diversi tipi ma generalmente, sono di dimensioni ridotte e peso contenuto, ed al massimo possono avere una capienza di 5/6 coperti, numero che rappresenta, tra l’altro, l’equipaggio medio imbarcato.

Sessa S26, il piccolo grande motoscafo

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Non è assolutamente facile trovare una barca a motore di 7, 5 metri che abbia caratteristiche tecniche, layout interno e dotazioni di bordo, tali da non far rimpiangere i neo armatori, di non aver optato per l’acquisto di uno scafo di categoria superiore.

Con il Sessa S26, il cantiere lombardo ha centrato nel segno, diventando certamente un punto di riferimento nel segmento dei natanti, per tutta la cantieristica nazionale ed internazionale, con un prodotto, della cosiddetta categoria “entry level”, che per qualità delle rifiniture e versatilità della coperta assomiglia di più ad una barca di blasone superiore.

Pan Pan Medico a Bordo, il libro di Verna

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Ieri 2 dicembre è stato presentato presso la sede dell’Orza Minore di Monza, il libro di Umberto Verna “Pan Pan Medico a Bordo“. L’autore è un noto istruttore di vela professionista, che da anni si occupa di sicurezza in mare.

Il libro nasce con l’obbiettivo di fornire un manuale pratico e di facile consultazione per gestire quelle piccole o grandi emergenze, di carattere sanitario, che possono accadere durante una crociera od una semplice uscita in barca.

Dufour 40 Performance, per regatanti di razza

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In terra francese si  è lavorato molto per ottenere il progetto di un’imbarcazione innovativa e con caratteristiche tali da poter competere sui tutti campi di regata. Con il nuovo  Dufour 40 Performance l’obbiettivo è stato certamente raggiunto, anche grazie alla collaborazione del nostro progettista,  Umberto Felci, che da anni firma gli scafi di casa Dufour.

Fedele alla sua vocazione di realizzare barche belle e divertenti, il progettista gardesano ha creato per i francesi un 12 metri un fast cruiser, che in fatto di velocità non è secondo a nessuno.

Comet 375 st, un classico intramontabile

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Il Comet 375 è sempre stata una della mie barche preferite e pertanto mi è difficile essere completamente obbiettivo nell’esprimere un giudizio sulle qualità e caratteristiche. Questa barca venne realizzata dal cantiere Comar di Forli, all’inizio degli anni 80, per poi restare in produzione sino all’inizio degli anni novanta, dove una profonda crisi mino la solidità societaria decretando il fallimento della Comar, oggi rinata sotto altri proprietari in quel di Fiumicino.

Il progetto del 375 rappresentò il salto di qualità nella produzione di yacht a vela, dopo l’incredibile successo di vendita del Comet 910 che, all’epoca, stravinceva su ogni campo di regata. Con questo scafo la Comar entrava a far parte dell’elite della produzione nautica italiana, lasciando quel lembo e nomea di produttore di: buoni, ma piccoli gusci.

Deriva mobile, per chi ama “ancorare” sulla spiaggia

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Molte barche, soprattutto quelle prodotte dai cantieri della Bretagna o che si affacciano sul mare del nord dove le escursioni della marea sono di notevole entità, hanno la  deriva mobile così da facilitare l’ancoraggio, l’ingresso e  lo stazionamento nei porti o nelle marine.

Le soluzioni proposte dai cantieri sono fondamentalmente di tre tipi: quella con la lama a scomparsa integrale, quella con lama pivotante e quella con zavorra completamente in sentina che aumenta notevolmente il dislocamento ed è molto penalizzante con poco vento.

Tutti pazzi per la Mini Transat 650

MINI 650
L’ultima edizione della Transat 650, la traversata in solitario dell’oceano Atlantico su barca da 6,5 metri, ha visto l’incredibile partecipazione di ben  90 skipper, con alcuni nomi di rango quali: il francese  Yves le Blevec, già vincitore nell’edizione del 2007, o il nostro Andrea Caracci.

Questa edizione, disputata sul percorso La Rochelle – Madeira – Bahia , ha rappresentato lo spartiacque fra il nuovo e vecchio corso. Infatti dal 2010 la regata si terrà ogni anno, anziché due come accadeva sino ad ora, per incrementare le possibilità degli skipper di iscriversi e testare le proprie capacità in una regata d’altura impegnativa.

Sail Drive, molte gioie e pochi dolori

SailDriveLa trasmissione del tipo Sail Drive, introdotta da Volvo Penta del 1959, è ormai la regola sulle barche da regata e sul molte delle barche da crociera, dove ha preso piede per le sue caratteristiche di efficienza e manovrabilità rispetto alla soluzione più classica della trasmissione in linea d’asse.

In pratica, Sail Drive è il nome di una trasmissione, ovvero la parte meccanica che collega il motore vero e proprio all’elica, alla parte a cui viene trasmesso il moto quindi, che ha la particolarità di essere modulare, e montata senza particolari sforzi da un cantiere sulle barche che ne sono provviste. Ad un cantiere, infatti, basterà installare sulla barca un gruppo molto costituito dal motore e da un “piede” – che in nautica non è altro che una struttura allungata che fuoriesce dalla chiglia, posizionata in questo caso fra la deriva e il timone – il cui asse è verticale rispetto alla superficie dell’acqua.

Apreamare 64, non solo gozzi napoletani

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La storia dei gozzi di Apreamare non ha certo bisogno di essere raccontata, visto gli innumerevoli modelli venduti ed apprezzati in tutto il mondo.

Meno nota è la vocazione del proprietario del cantiere, Cataldo Aprea, di sviluppare l’attività del diporto nautico in aree svantaggiate come quella di Torre Annunziata, dove il patron di Apreamare ha realizzato un polo per la nautica, con oltre cento posti barca e 150.000 mq di superficie adibita a servizi.

La delaminazione dello scafo – parte seconda

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La maggior parte dei gusci degli yacht moderni sono costruiti in vetroresina stratificata piena, prodotta con fibre di vetro e resina, i cui mat vengono sovrapposti uno all’altro successivamente sino al raggiungimento dello spessore desiderato. Come sulla costruzione stratificata a sandwich, due o più strati  di fibre si possono separare è causare un fenomeno di delaminazione nello stratificato dello scafo.

Il motivo principale della delaminazione del single skin può essere ricercato in: a) carichi concentrati durante  il trasporto su strada, b) stazionamento sulla culla durante l’alaggio, c) infiltrazioni di umidità all’interno della struttura della laminazione dovuti a fattori ambientali incontrollati durante le fasi di catalizzazione – l’umidità e la percentuale della polvere devono essere controllate per una laminazione adeguata-  d)  resina utilizzata in  quantità inferiore al rapporto con le fibre, e) tipo di resina non corretto per la stratificazione.