Il Radar in barca, questo sconosciuto

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Quando si naviga per mare di notte, con scarsa visibilità o peggio quando c’è una nebbia da fare invidia a quella che si trova di solito nella bassa Val Padana, lo strumento di ausilio e sicurezza più utile è sicuramente il Radar.

Nato per scopi militari all’inizio degli anni 30 del ventesimo secolo, salvò la Gran Bretagna dall’invasione nazista, durante la II° Guerra Mondiale, permettendo alla flotta ed aviazione britannica di individuare con largo anticipo i bersagli nemici su cui dirigere l’aviazione da “caccia” ed il fuoco di sbarramento della contraerea.

Oggi non vi è nave, cargo od imbarcazione di una certa stazza che sia sprovvista di almeno un radar di bordo, dato che i nocchieri di tutto il mondo si affidano alla precisione di questo strumento per condurre la propria barca in condizione di scarsa visibilità o quando vi è un inteso traffico marittimo in prossimità delle aree portuali.

Con l’evolversi della tecnologia applicata ai sistemi di navigazione elettronici ad onde elettromagnetiche e l’impiego dei microcircuiti nei processi costruttivi, i costi per l’acquisto di un sistema radar sono diminuiti notevolmente ed adesso è molto facile trovare delle imbarcazioni da diporto dotate di tali accessori.

In alcuni casi, i diportisti eccedono in zelo e posizionano enormi antenne a “padella” sulle crocette delle proprie barche a vela o le issano su dei veri e propri tralicci in acciaio, tipo pali del telefono. Mi è capitato, persino, di vedere barche da diporto di meno 60 piedi con due od addirittura tre antenne radar, oltre a vari “panettoni” per la comunicazione satellitare, manco fossero  VOR 70 impegnati in navigazioni oceaniche.

Nella realtà, anche se le barche da diporto vengono super accessoriate, è difficile trovare proprietari o skipper che veramente sappiano utilizzare gli apparati radar, visto che in Italia non vi sono corsi seri che insegnino il corretto impiego di questi strumenti.

Il funzionamento del radar si basa sul principio dell’Echo, dove il trasmettitore ( magnetron) irradia periodicamente energia sottoforma d’impulsi ad alta frequenza e grande potenza, ma di breve durata, tramite un’antenna altamente direttiva (parabolica) verso il potenziale bersaglio. Se l’impulso non incontra ostacoli si perde, mentre se colpisce un oggetto il segnale viene riflesso ed ri-irradiato all’antenna emittente.

Se questo principio è certamente noto ai più, è altresì di fondamentale importanza conoscere altre nozioni sul radar, che potrebbero risultare molto d’aiuto sia sul come utilizzarlo, ma soprattutto sul dove posizionarlo in coperta. In sintesi posso accennare a tre questioni meno note: la potenza, la direzione del bersaglio e la predizione del range.

La potenza di un radar ( detta anche potenza media = PM) è data dalla potenza di picco per il duty cicle. Le potenze di picco possono esser anche molto forti e variano da 100 KW a 1000 Kw mentre quelle medie da 100 W a 1000 W . Conoscendo la PM potete certamente meglio decidere quale modello soddisfa le vostre esigenze di navigazione.

La direzione del bersaglio è data dall’orientamento dell’antenna tramite l’angolo di Azimut e dall’angolo di elevazione, e visto che a noi interessa individuare oggetti in mare e non aeroplani,  installare antenne a soli 2/3 metri dalla tuga serve a poco se non a nulla.

Fare un predizione del range di target di un radar, ci permette di valutare le prestazioni del nostro sistema anche nelle condizioni peggiori ( pioggia intensa, dimensioni del bersaglio e forma ). La conoscenza di questo dato permette di valutare il corretto dimensionamento dell’antenna e della scelta del modello da acquistare.

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