Dopo anni e centinaia di miglia percorse in lungo ed in largo attraverso il mar Mediterraneo, dalle coste Turche sino al mare di Alboran, finalmente quest’anno sono riuscito a vedere da vicino i mammiferi più grandi della terra : le Balene.
L’evento fortunato e ormai non così raro, a sentire anche i racconti di altri amici skipper, si è ripetuto per ben due volte in soli dieci giorni, mentre trasferivo una baca a vela da San Remo a Marina di Ravenna.
La prima volta l’avvistamento è avvenuto nei pressi delle coste della Corsica, con due balenottere azzurre che incrociavano timorose la nostra rotta a circa 50 metri dalle murate dello scafo. Il secondo incontro, molto più emozionante ed incredibile, è stato con un magnifico esemplare di Capodoglio, che maestosamente e placidamente emergeva a circa 15/20 metri dalla nostra poppa, annunciandosi con un forte sfiato d’aria ed acqua.
Il grande cetaceo, parente stretto di Mobidick, si aggirava nelle acque agitare del mar Ionio a circa 30/40 miglia ad est di Capo Rizzuto, dove gli alti fondali sono molto ricchi di plancton e minuscoli gamberetti, alimenti preferiti dalle balene.
Le sue dimensioni, secondo la nostra stima, erano vicine ai 12/13 metri mentre il suo colore era di una tonalità vicina al grigio scuro con riflessi marroni. Sfortunatamente l’incontro con questi animali allo stato libero dura solo pochi minuti pertanto è anche difficile riuscire ad immortalarlo con una foto-camera, dato che si rischierebbe di perdere anche la breve osservazione.
Dopo alcuni minuti in cui il grande cetaceo era risalito in superficie, probabilmente per respirare, si immergeva nuovamente mostrando prima la sua pinna caudale e poi la magnifica ed imponente coda. Nonostante quello che si narra sulla pericolosità dell’incontro con le balene, forse perché impunemente cacciate in oceano Atlantico e Pacifico, sono convinto che non ci sia cosa più bella di un incontro simile, forse proprio perché nel nostro mare essendo protette si sentono come a casa loro e non hanno bisogno di difendersi dagli umani predatori, che ancor oggi continuano lo sterminio delle Megattere e dei Capodogli con la puerile scusa della ricerca scientifica.