Da oltre dieci giorni nel Golfo del Messico si sta consumando una delle più grandi catastrofi ambientali, le cui ripercussioni sull’ecosistema ambientale della regione saranno drammatiche.
La piattaforma della compagnia inglese BP esplosa e successivamente affondata, a causa di un incidente, continua a riversare in mare milioni di litri di petrolio che continuano a fuoriuscire dai condotti di trivellazione a più di 1500 metri di profondità.
La cosa assurda è che nessuno sa come fermare questa marea nera che fra qualche giorno giungerà sulle coste della Luisiana e della Florida, uccidendo ogni forma di vita marina chissà per quanto tempo. Procedure di sicurezza, di emergenza e controlli rigorosissimi non sono serviti ad evitare la catastrofe.
Dalle ultime notizie pare che alcuni sistemi di sicurezza siano stati manomessi o bai-passati per evitare rigidi protocolli. La follia umana è certamente alla base di questo dramma e le polemiche non mancheranno di suscitare domande che come sempre resteranno inevase e senza una vera risposta.
Nella realtà la “democrazia” del petrolio ancora una volta ha avuto la supremazia sulla salvaguardia e la protezione dell’ambiente. Non è per spirito ecologista tout-court, ma credo veramente che sarebbe ora di ripensare a certe metodologie per produrre energia dai combustibili fossili, prima che sia troppo tardi e prima che la speculazione uccida definitivamente il nostro pianeta.
Che senso a continuare a trivellare pozzi petroliferi in mare quando orami si potrebbero utilizzare fonti energetiche alternative ai combustibili fossili. Vi sono barche che possono produrre energia bruciando idrogeno che si auto-produce scindendo l’acqua per mezzo dell’energia solare generando un impatto ambientale pare i zero e con rischi molto limitati.
Non sarebbe ora che i grandi del mondo ripensassero a strategie alternative rispetto al solito petrolio che nei decenni passati ha causato molti problemi con danni ambientali impressionati mai veramente risarciti nonostante i fiumi di denaro versate nelle casse di governi od associazioni di categoria o pseudo ambientaliste, che pur di non alzare troppo la voce erano pronte a far finta di nulla ed intascare laute sovvenzioni.