Una carena sporca e piena di incrostazioni può risultare molto penalizzante non solo per coloro i quali devono affrontare delle regate veliche, ma anche per chi vuole farsi una crociera con tutta la famiglia.
Se consideriamo poi che i denti di cane e le altre forme di microrganismi, che intaccano l’opera viva, possono far perdere di efficienza lo scafo sino al 20/ 25 % capite bene che il problema non è solo di natura estetica.
Se pensiamo che una barca viaggia mediamente a 7 nodi, sia a motore che a vela, se la velocità si riduce per colpa della carena sporca a 5 nodi, vuol dire perdere, in termini di tempo e consumi di gasolio, 5 ore ogni 100 miglia
Per questo motivo è sempre bene tenere in ordine la carena soprattutto se la barca deve restare ferma in porto per parecchie settimane. Nei mesi estivi il lavoro può essere eseguito immergendosi sotto la chiglia, con un piccolo tombolino da 5 litri che garantisce parecchie ore di autonomia e non comporta un grosso sacrificio in termini di stivaggio.
Durante i mesi invernali, dove le immersioni sono meno gradite, è meglio affidarsi a sistemi più ingegnosi come l’utilizzo di spazzoloni con prolunghe che possono raggiungere anche il fondo dello scafo, opererando dal tender, o meglio ancora utilizzando delle vecchie moquette.
Questo sistema l’ho provato personalmente è lo considero semplicissimo ma molto efficace. In sostanza basta procurarsi delle strisce di 2/3 metri di lunghezza per 35/40 centimetri di larghezza, le quali verranno attaccate a delle cime per poi essere passate sotto la chiglia, così da fungere da grosse spugne.
Con questo sistema in un paio d’ore e con l’aiuto di una persona si riesce a togliere tutto lo sporco comprese buona parte delle incrostazioni soprattutto se non si sono formate in grande quantità. Inoltre utilizzando la moquette, non si rischia di asportare tutta la vernice antivegetativa che deve continuare a proteggere lo scafo almeno sino al prossimo carenaggio.