Molti cosiddetti marinai pensano alle barche come a qualsiasi altro mezzo di trasporto e molte volte si comportano proprio come se stessero al “volante” di una super car, piuttosto che al timone di un grosso motoscafo od alla ruota di uno splendido 15 metri a vela.
Soprattutto i grandi motoryacht plananti o semi dislocanti, spinti da potenti motori, risentono maggiormente delle variazioni dell’assetto durante la navigazione, pertanto è sempre consigliabile comprendere i principi basilari che determinano un assetto ottimale da uno scorretto, onde evitare spiacevoli sorprese.
L’assetto assunto da un’imbarcazione in movimento è il risultato di tutte le componenti e forze in gioco sia quelle di carattere idrodinamico, che quelle dal punto di vista della fisica. In parole povere, senza voler scendere nei dettagli di una lezione di idrodinamica, una barca è in equilibrio quando la spinta idrostatica compensa il peso che tenderebbe a far affondare la barca.
Quando una barca viene spinta dai motori o dal vento il suo equilibrio statico varia e così il suo assetto viene influenzato oltre che, dai fattori sopradescritti, anche dalla portanza dello scafo e dagli stabilizzatori d’assetto, i cosiddetti flaps.
Questa differenza è facilmente intuibile dal diverso comportamento degli scafi dislocanti e plananti dove nei primi, l’equilibrio statico e dinamico si trova in prossimità del centro di gravità, mentre nei secondi l’equilibrio è dato da tre diversi centri di forze: centro di gravità, punto di pressione della forza idrodinamica di sostentamento o portanza, centro di spinta statica della parte rimasta immersa della carena.
Quando lo scafo plana i valori sono molto variabili dato che la pressione idrodinamica varia con il quadrato delle velocità, variando così anche la posizione del centro di carena e quella della spinta.
Dato che questi fattori sono variabili in funzione di mutate condizione e pesi, è assai importante conoscere la reazione della propria barca al variare del peso soprattutto per quanto riguarda i combustibili e l’acqua imbarcata. Infatti se cambia il baricentro ed il dislocamento varia l’assetto complessivo e quindi la resistenza al moto e di conseguenza varia la velocità raggiungibile.
Rispetto ad un aereo ,che con assetto sbagliato non può volare, una barca può sempre galleggiare e navigare. Per questo motivo si vedono tante imbarcazioni navigare fuori assetto senza che i proprietari comprendano esattamente il perché, mentre basterebbero pochi accorgimenti per modificare in positivo la gestione complessiva della barca.
I dati che derivano da prove sistematiche empiriche dimostrano chiaramente come anche con piccole variazioni di assetto si determinano migliori performance ed una drastica riduzione dei consumi di carburante.