Molti conoscono il significato del nome Flaps, ma solo pochi conoscono veramente il modo corretto di utilizzarli durante la navigazione con la propria barca.
Come è noto una carena planante deve possedere un angolo di deadrise sufficiente al mantenimento di una certa rotta, mentre la prua deve avere una forma più accentuata con un maggiore angolo di inclinazione al fine di assicurare un migliore ingresso sull’onda ed un maggiore confort.
Unire queste due differenti caratteristiche delle forme prodiere e poppiere di una stessa carena alle volte comporta degli inevitabili sacrifici a discapito di una o dell’altra caratteristica di navigabilità.
Carene con prue aventi deadrise molto accentuati difficilmente entreranno in planata con pochi giri del motore, però saranno molto performanti con mare mosso ed onde al traverso, al contrario scafi con poppe molto “piatte” avranno migliori doti plananti e probabilmente sbatteranno su ogni ondina.
Individuare gli angoli corretti per ottenere un assetto equilibrato e per conseguenza una minore resistenza al moto, comporta una difficile analisi di molte variabili: peso, centro di gravità, centro di spinta, portanza e centro di pressione. Detti valori e la loro reciproca posizione definiscono l’assetto della barca. Se ad esempio peso e centro di gravità rimangono costanti durante il moto, il centro di spinta e quello di portanza varieranno al variare della velocità e di conseguenza l’assetto della barca subirà delle modifiche.
La barca ideale è quella che mantiene l’assetto migliore per l’andatura privilegiata, sia essa di crociera che di punta a seconda dello scopo per cui è progettata: crociera o competizioni.
La possibilità di cercare sempre l’assetto ottimale della vostra barca è dato dal corretto utilizzo dei Flaps. Questi “strani” accessori non sono altro che dei parallelepipedi posizionati in corrispondenza della base dello specchio di poppa, che vengono azionati da appositi pistoni idraulici in modo tale che al variare della loro angolazione rispetto al piano di galleggiamento varia la loro resistenza sull’acqua e di conseguenza un maggiore o minore attrito.
In questo modo ad una maggiore inclinazione corrisponde una maggiore resistenza che genera una forza vettoriale la cui scomposizione costituisce una forza di spinta verso l’alto. La forza applicata al Flap genera un momento di spinta che tende a portare in assetto dritto in senso longitudinale. In sostanza più agiamo sui Flaps più questi porteranno la barca in assetto longitudinale, anche se agendo troppo si rischia di avere meno attrito sullo spigolo di carena e quindi una minore manovrabilità, soprattutto nelle accostate veloci, dove è quanto mai opportuno ridurre l’incidenza dei Flaps.
Per mia esperienza è sempre meglio testare l’uso dei flaps alle varie andature fino a quando non si intuisce qual è il miglior assetto possibile alle diverse velocità ricercate.