Rifare il ponte in teak, occhio alle doghe!

Coperta in Teak

Chi compra una barca nuova od usata con le rifiniture ed il ponte in teak apprezza il fatto di possedere un oggetto abbellito da un legno di pregio. Di solito i cantieri costruttori, quelli seri e con un certo blasone, utilizzano sempre teak di pregio per rifinire la coperta ed il pozzetto.

Purtroppo il teak, seppur di buona qualità, col passare degli anni subisce un inevitabile deterioramento che a lungo andare comporta la totale sostituzione con  nuovo legno od altri materiali.

In questo articolo non voglio soffermarmi sull’analisi dei finti teak o dei teak gommati, che rinvio ad un apposito articolo, dato che preferisco focalizzare il discorso sui problemi che sorgono quando gli armatori affidano al proprio cantiere di “fiducia” l’incarico di rifare il ponte di teak.

Sfortunatamente nel mondo del diporto nautico vige la regola, applicata da alcuni pessimi operatori del mercato, che un “pollo” al giorno aumenta il proprio fatturato. Orbene prima di finire come polli spennati è sempre meglio tutelarsi con semplici ma fondamentali regole di buon senso.

I più accorti e scrupolosi affidano i lavori, di manutenzione e refitting, alla supervisione di professionisti del settore che interagiscono con il cantiere ed il proprietario della barca, assumendosi l’onere di seguire passo passo i lavori ed evitare fregature al committente.

Altri invece, forti della loro “esperienza”, si presentano in cantiere chiedendo: “ Vorrei un preventivo per rifare il ponte in teak della mia barca” , convinti che questa semplice postilla li possa garantire da spiacevoli sorprese.

State certi che, il cantiere senza scrupoli, si affretterà a sottoporvi un “bellissimo” resoconto dei costi preventivati inserendo una miriade di voci, tralasciando però quelle più importanti tra le quali: tipo di teak, anni di stagionatura, dimensione delle doghe o meglio la classificazione commerciale. 

Infatti non tutto il teak è uguale. Ci sono legni della stessa pianta, di qualità differente, che pur sempre possono essere classificati come teak, ma il cui costo varia notevolmente e di conseguenza varia anche la tipologia di lavoro e trattamento.

In un preventivo non basta dire “doghe di teak da 12 mm”, perché in questo modo il cantiere può applicare qualsiasi tipo di legno ed al prezzo a lui più convenente.

Senza scendere nei particolare della lavorazione del legno di teak quali: metodologie di taglio della pianta, realizzazione delle doghe, processi di stagionatura ecc, mi preme far notare che, le varie qualità del teak, derivano da alcuni fattori fondamentali: vetustà della pianta, stagionatura, taglio dei tavoloni ed infine qualità di lavorazione delle doghe per il ponte.

Più il teak è vecchio, più viene stagionato, meglio è tagliato e lavorato con assenza di nodi e più avrà maggior valore commerciale. Orbene visto che non tutti sono esperti di legnami a livello commerciale la miglior garanzia per evitare fregature è chiedere al cantiere quali tipologie di legno trattano e poi confrontare le varie doghe assegnando un valore crescente rispetto alle rifiniture, anni di stagionatura e tipologia di taglio.

Dopo  aver scelto quale è la doga che preferite per il rifacimento del vostro ponte, siglatela e fatela siglare dal cantiere per accettazione in due parti e dopo aver tagliato la doga a metà, vi porterete il campione a casa così da poterlo confrontare a quello effettivamente posto sulla coperta. In questo modo eviterete discussioni a posteriori e furbizie levantine del cantiere.

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