Giorgio Falck, il velista d’acciaio

Giogio Falck

Tra le figure carismatiche della vela italiana non si può non ricordare un personaggio come Giorgio Falck. L’imprenditore, morto a Milano nel 2004 all’eta di 66 anni a cusa di un male incurabile, è stato per decenni un imprenditore velista, come lui stesso si amava definire, protagonista di regate in tutti i mari del mondo.

Nato nel 1938 a Milano, erede di una delle dinastie più importanti nel settore dell’acciaio, la cui sede di Sesto San Giovanni è stata per decenni il suo quatier generale e cuore pulsante dell’economia lombarda, amava il mare e la vela.

Come molti imprenditori e magnati degli anni 70 si dilettava, in prima persona, in regate veliche anche di livello internazionale, alla stregua di un vero e proprio professionista sportivo.

Ma a differenza dei più, Falck non era certo tipo da regate di circolo tra gentleman, il cui unico vero scopo era mostrare agli altri la propria imbarcazione, ma cercava la vera sfida col mare negli orizzonti infiniti degli oceani.

Infatti quando entrarono in vigore le nuove norme della clsse IOR, all’inizio degli anni settanta, Falck decise di farsi costruire una nuova barca, su disegno di Sparkman & Stephens, che visti i risultati e la fama conquistata sui campi di regata, resterà per sempre negli annali della storia della vela: il Guia.

La barca realizzata a Trieste dai Cantieri Craglietto era tutta made in Italy ed aveva un timone molto particolare dalla forma ricurva grazie all’impiego di giunti e snodi.

Tre giorni dopo il varo Flack partecipò alla IX transadriatica di 310 miglia e si classificò primo. Dopo quella vittoria fu un susseguirsi di trionfi, tant’è il Guia fu uno dei primi scafi italiani a partecipare a regate storiche come la Città del Capo – Rio de Janeiro nel 1971.    
 
Nel 1973 aveva messo insieme un equipaggio per partecipare all’Around the World, il giro del mondo a tappe. Dopo 142 giorni di navigazione si era classificato al quinto posto.Nel 1984  organizzò l’unica edizione disputata della transatlantica italiana, da Portofino a New York

Paolo Marinoni, che con Falck ha circumnavigato il globo per ben due volte lo ricorda così:

Giorgio era un grande navigatore ed un vero marinaio, si metteva al timone e sapeva prendere le decisioni. Se sbagliava, sapeva assumersi tutte le responsabilità.

Negli ultimi anni prima della scomparsa, Falck aveva smesso di navigare e regatare per i mari di tutto il mondo e preferiva dedicarsi alla sua passione nella baia di Portofino, con piccole imbarcazioni e derive. La decisione di smettere con le regate fu presa forse a causa delle sue precarie condizioni di salute o forse perché, dovendo affrontare il  burrascoso divorzio dalla seconda moglie, non aveva più la voglia di cimentarsi in dure competizioni veliche.

A distanza di un lustro dalla sua scomparsa mi piace ricordare la figura di Giorgio Falck, non solo come uno dei pionieri della vela italiana d’altura degli anni settanta, ma soprattutto come mentore  di uno sport che non è fatto solo di soldi e sponsor, bensì di passione, fatica e dedizione, dove conta di più un cuore d’acciaio che un portafoglio gonfio.

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