L’ultima edizione della Transat 650, la traversata in solitario dell’oceano Atlantico su barca da 6,5 metri, ha visto l’incredibile partecipazione di ben 90 skipper, con alcuni nomi di rango quali: il francese Yves le Blevec, già vincitore nell’edizione del 2007, o il nostro Andrea Caracci.
Questa edizione, disputata sul percorso La Rochelle – Madeira – Bahia , ha rappresentato lo spartiacque fra il nuovo e vecchio corso. Infatti dal 2010 la regata si terrà ogni anno, anziché due come accadeva sino ad ora, per incrementare le possibilità degli skipper di iscriversi e testare le proprie capacità in una regata d’altura impegnativa.
Inoltre il successo riscontrato dalla categoria, grazie anche ai costi contenuti, permette anche a neo regatanti di cimentarsi e sfidarsi con dei super professionisti della vela d’altura. La formula prevede, infatti, una duplice categoria: quella della barche di serie e quella dei prototipi. Nella prima trovano posto molti skipper che non possono disporre di sponsor e budget consistenti, mentre nella seconda si da spazio ai progettisti di poter realizzare barche con accorgimenti tecnici tali da assomigliare sempre più ai VOR 60.
Tuttavia, anche chi corre con le barche di serie, può sperare di ottenere risultati di rilievo, visto che anche questi scafi sono molto performanti ed alle volte regalano prestazioni tali da poter competere con i prototipi.
Nei prototipi ovviamente il regolamento di stazza lascia la possibilità di sfruttare accorgimenti tecnici quali: bompresso orientabile, derive laterali, chiglia mobile ecc. che accentuano la capacità dello scafo di ottenere velocità e prestazioni di tutto rispetto anche se poi i risultati sono ottenuti dalla messa a punto della barca.
Come sostiene lo stesso Caracci, in una recente intervista:
Salvo cambiamenti importanti al regolamento di stazza , il grande ciclo creativo delle linee d’acqua sembra esaurito, adesso si lavora prevalentemente sulla messa a punto e sulla preparazione atletica. Isabelle Foschke ci ha insegnato quanto sia importante avere una barca equilibrata: a quattordici nodi lei andava a dormire mentre gli altri scafi già non tenevano l’autopilota a 12-13 nodi
Se avere uno scafo sempre più veloce diventa quasi impossibile, ciò che conta in questa categoria, è il fattore umano e la preparazione fisica dello skipper, dal momento che gli incrementi delle prestazioni della barca derivanti dal progetto tecnico, possono essere vanificati da un semplice errore in una virata o strambata.
In una classe dove tutto è al limite e le prestazioni degli scafi sono molto simili ciò che fa ancora la differenza è proprio chi timona. Un errore banale, a 15 nodi di velocità, ti può fa perdere anche un 30 o 40 minuti e questo può comprometterti la classifica per tutta la regata, visto che i tuoi avversari ti sono sempre col fiato sul collo.
Certo il fascino indiscusso della Mini Transat è anche quello di vedere piccoli scafi sfidare le onde e le depressioni Atlantiche. Credetemi ci vuole molto coraggio ad affrontare cavalloni che sono quasi il doppio del tuo guscio ed è per questo che i partecipanti a questi competizioni devono essere “ Tutti pazzi per la Mini Transat”.