Vhf a bordo, non è un giocattolo

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In tanti anni di navigazione mi è capitato di ascoltare ogni genere di conversazione sulle frequenze del mio Vhf, in tutte le lingue e dialetti del mondo. Se poi si veleggia nelle acque territoriali del “bel paese”  allora è meglio spegnerlo, visto che le conversazioni sono talmente fitte da non riuscire, talvolta, a distinguere quelle che ci interessano.

Molti forse non sanno che il Vhf (Very high frequency) non è stato inventato come strumento di conversazione, ma come apparecchio ricetrasmittente di comunicazione e soccorso,  per mezzo di onde radio ad alta frequenza.Pertanto, quando lo si utilizza, ci si deve sempre ricordare di questa prerogativa, visto che l’etere è di tutti e non può essere utilizzato come “megafono” per chiacchierare con il vicino di banchina. Per le conversazioni private c’è sempre il cellulare, di cui i connazionali pare non possano farne a meno.

Certo, la colpa non è solo del “vulgus” marino che ignora bellamente tutte le regole di utilizzo del Vhf, ma soprattutto delle autorità che rilasciano le abilitazioni all’uso degli apparecchi radio, visto che l’unico requisito per il rilascio, è quello di non avere carichi pendenti o condanne penali.

In Italia, dove le “patenti nautiche” e gli esami non finiscono mai, l’unica abilitazione dove non è prevista nessuna sorta di prova è proprio il Certificato Limitato di Radiotelefonista per Navi per stazza lorda inferiore alle 150 tonnellate, praticamente per tutte le imbarcazioni da diporto.

La cosa assurda è che all’interno del libricino blu, con tanto di stemma e dicitura – Repubblica Italiana -, c’è scritto:

Il titolare del presente certificato, si impegna a mantenere il segreto d’ufficio e a sottostare scrupolosamente a tutte le disposizioni vigenti, nonché a quelle eventualmente emanate dal Governo circa il servizio delle radiocomunicazioni.

Un linguaggio in perfetto stile burocratese che non serve a nulla perché nessuno lo rispetta e forse non lo ha mai letto. La cosa tragica è che poi il marinaio medio il Vhf lo usa per tutto fuorché, per quello che serve, creando serie difficoltà a chi ne avesse veramente bisogno.

C’è gente che chiama l’amico o l’amante utilizzando il canale 16 – adibito esclusivamente alle chiamate di soccorso delle autorità marittime – e poi resta su questa frequenza, anche per diversi minuti, fregandosene delle regole e men che meno della privacy, visto che tutti ascoltano.

L’ignoranza poi, non ha limiti nelle chiamate effettive di soccorso. Ogni volta che c’è un problema a bordo, anche piccolo, tutti lanciano subito un Mayday, Mayday, per poi rendersi conto della bestialità e della relativa figuraccia. Questa estate, per esempio, mentre ero di guardia, mi è capitato di ascoltare il mayday lanciato dal “comandante” di un motoscafo, che per un’avaria di bordo imbarcava acqua.

Secondo la descrizione del danno, sembrava che la barca dovesse affondare da un momento all’altro e pertanto la CP di Savona aveva già inviato una motovedetta ed aveva, altresì, dirottato sul posto un’imbarcazione privata, per assistenza. Dopo più di un’ora di intense conversazioni, sempre sul canale 16, visto che il comandante non sapeva cambiare canale, si scoprì che l’avaria non era catastrofica e sarebbe bastato azionare tutte le pompe di sentina per salvare la barca.
L’esempio qui riportato evidenzia l’importanza del corretto uso del Vhf, dato che lanciare una chiamata di soccorso comporta notevoli costi per lo Stato, rischi inutili per i soccorritori e perdita di tempo per tutti, compresi gli involontari uditori.

2 commenti su “Vhf a bordo, non è un giocattolo”

  1. Non mi sembra che in Italia ci sia questo uso spregiudicato del VHF , il canale 16 è dedicato al soccorso …..ma non solo !!! Per chiamare un imbarcazione si usa il 16 e poi ci si sposta su un altro canale , anche le allerte meteo vengono prima annunciate sul 16. Non mi mai capitato di sentire …..chiacchierare …. sul canale 16.
    Non stiamo sempre a criticare le usanze del “belpaese” e il consiglio di spegnere il VHF quando si è in navigazione in Italia mi sembra la BESTIALITA’ più grossa di tutte.

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