Con il decreto liberalizzazioni, arriva finalmente una ventata d’aria fresca per il settore nautico: la tassa di stazionamento è diventata tassa sul possesso, e ora anche la norma “anti-furbetto”, per far pagare ai possessori di yacht le imposte finora aggirate immatricolando la barca in uno stato straniero.
Ciò significa, che se lo yacht è stato immatricolato all’estero ma viene usato concretamente da un cittadino residente fiscalmente in Italia, l’imposta deve essere pagata. L’articolo del decreto liberalizzazioni, infatti, modificando la tassa di stazionamento prevista dalla manovra “Salva-Italia” ha fatto in modo che l’imposta non fosse applicata tanto al possesso, quanto alla reale detenzione della barca.
Come ha spiegato Luigi Grillo, presidente della commissione Trasporti del Senato, e primo firmatario dell’emendamento sulla nautica recepito nel testo del decreto:
La tassa di stazionamento era strutturata come una tassa di soggiorno, il cittadino italiano poteva quindi legittimamente sottrarvisi spostando l’unità da diporto all’estero, quello straniero era invece costretto a pagarla se intendeva sostare nelle nostre acque. Questo avrebbe messo a rischio 1,4 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture portuali e 8.900 posti di lavoro, ma soprattutto, secondo l’Osservatorio Nautico Nazionale di Genova, ha comportato la fuga di 27 mila unità, danneggiando gravemente tutta la filiera e azzerando la spesa in Italia per ormeggio, rimessaggio, manutenzione, ricovero e tutte le spese relative all’uso di queste imbarcazioni. Di qui la trasformazione in una imposta annuale non tanto sul possesso quanto sulla detenzione reale. Quindi, se immatricolo la barca a Londra ma poi la uso io che sono un cittadino fiscalmente domiciliato in Italia, sono tenuto a pagarla. In pratica allineando la norma a quanto previsto dal decreto Salva-Italia per le case detenute all’estero.
Per quanto riguarda, invece, la scelta di abbassare notevolmente le aliquote, è giustificata dal fatto che si pensava che le barche piccole fossero in maggioranza, mentre nella realtà dei fatti, il numero di quelle grandi è nettamente superiore alle aspettative. Poiché gli introiti che arriveranno da queste sarà maggiore, è stato possibile alleggerire le aliquote in base al principio di “pagare tutti per pagare di meno”.