Contro la tassa sulle barche l’appello delle associazioni della nautica

La tassa sulle barche non va giù proprio a nessuno, men che meno alle associazioni di nautica, che hanno unito le forze per rivolgere un appello al presidente Monti: Si a una tassa sul possesso delle barche. No a un’imposta che colpisce e penalizza il turismo nautico nazionale.

L’appello, pubblicato sul Corriere della Sera in un avviso a pagamento a pagina intera, arriva forte e chiaro. I diportisti sono disposti a pagare una tassa sul possesso della barca, come accade anche in altre nazioni, ma non ci stanno se la tassa viene estesa al soggiorno. Far pagare la tassa di stazionamento a tutte le barche di qualunque nazionalità che navigano nelle acque italiane, infatti, è una vera follia e rischia di distruggere la nautica italiana e il suo indotto turistico.

Come spiegano le principali associazioni della nautica, se il 1° maggio 2012 la tassa sulle barche entrerà in vigore così com’è stata concepita, il disastro sarà inevitabile e la fuga dai porti italiani da parte della barche straniere verso “lidi” più convenienti, vedi la Croazia o la Corsica, sarà una certezza. Senza considerare che il fuggi fuggi, in realtà è già scattato.

Riportiamo l’appello delle 7 associazioni nautiche inviato al Governo Monti pubblicato sul Corriere della Sera:

Illustrissimo Signor Presidente del Consiglio,

l’intera nautica italiana è consapevole della situazione di estrema difficoltà in cui versa il Paese ed è pronta a dare il suo contributo fattivo e concreto per la ripresa da tutti auspicata. Le imprese del cluster marittimo non si tireranno indietro di fronte alla richiesta di sacrifici necessari per un futuro di stabilità e crescita.

Tuttavia il nuovo Governo non può non comprendere il valore economico della nautica (3,4 miliardi di fatturato, 100.000 posti di lavoro, 5° industria dell’export, un moltiplicatore dell’occupazione pari al 6,4) e dell’indotto che essa è in grado di generare proprio per lo sviluppo del Paese.

Gli emendamenti approvati hanno ridotto l’impatto negativo che la norma, se confermata, potrebbe generare sull’intero settore nautico. Tuttavia tali correttivi non sono sufficienti per evitare che la nuova tassa, così come è stata formulata, provochi la fuga dei diportisti italiani e stranieri dalle acque italiane verso i porti di Francia, Croazia, Slovenia, Malta, Montenegro, Grecia, e Tunisia, dove un’imposta di soggiorno sul mare è assente, generando in questo modo un gravissimo danno per il nostro turismo nautico e le economie costiere.

Per questo motivo Le rivolgiamo un accorato appello affinché la disposizione venga tramutata da tassa di soggiorno, quale attualmente è, a tassa sulla disponibilità del bene, onde evitare il naufragio della portualità turistica italiana. A questo scopo siamo pronti a sottoporre all’attenzione del Governo gli strumenti tecnici per ampliare e rendere certa la base imponibile.

Signor Presidente, la crisi finanziaria ed economica degli ultimi due anni ha già messo in ginocchio il nostro settore: non può e non deve essere un Governo chiamato nel difficile compito di assicurare un futuro al Paese a dare il colpo di grazia al turismo nautico e all’intero comparto.

Con viva cordialità.
22 dicembre 2011

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